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Ashton Kutcher racconta la sua interpretazione di Steve Jobs

Ashton Kutcher ha rilasciato un'intervista in cui racconta della sua interpretazione di Steve Jobs, nel film a lui dedicato. Jobs uscirà ad ottobre in Italia

Ashton Kutcher ha interpretato Steve Jobs, fondatore della generazione Apple, nel film Jobs che uscirà il 16 agosto negli Stati Uniti D’America. In Italia sarà possibile vederlo nelle sale cinematografiche a partire da ottobre. L’attore ha raccontato sulle pagine del quotidiano La Repubblica, che per lui questa è stata l’interpretazione più terrorizzante e  più difficile con cui si sia mai dovuto cimentare da quando fa questo lavoro.  Jobs, il film di cui è protagonista, racconta di colui che ha avviato una vera e propria trasformazione tecnologica nel mondo, affrontando passo dopo passo tutta la sua vita. Ricordiamo che Steve Jobs è venuto a mancare nel 2011 a soli 56 anni, perdendo la vita a causa di un cancro.  Ashton Kutcher ha parlato di questa sua avventura in un’intervista  sempre a Repubblica  esordendo con: “È stato il lavoro più difficile e addirittura terrorizzante da quando faccio l’attore. Anche perché Jobs, pur essendo scomparso, è ancora vivo e presente nella memoria di tutti noi. Una figura gigantesca, forse perfino ingombrante, impossibile da ritrarre in sole due ore nella sua complessità.” E per non trovarsi impreparato a questa interpretazione l’attore si è preparato a lungo, parlando con gli amici di Jobs, con i suoi soci e con i suoi conoscenti. Si è documentato riguardando tutte le sue interviste e leggendo i libri che parlano di lui, per cercare di riuscire a cogliere il più possibile del genio dei giorni nostri ormai scomparso.  Alla domanda se in qualche modo nel film imita Jobs ha risposto: “Per forza, come evitarlo? Ho studiato i suoi atteggiamenti, i tic, il suo essere anche uno showman quando saliva sul palcoscenico per presentare i nuovi prodotti. Jobs era un venditore straordinario: più che genio tecnologico era genio della pubblicità”. Ashton Kutcher ha raccontato che di Steve Jobs lo affascina soprattutto: “La sua capacità di concentrazione, la sua creatività senza precedenti nel mondo dei mass-media. La sua empatia per la gente, il fatto che teneva davvero a cosa la gente comune pensasse dei suoi prodotti. Jobs non smetteva mai di pensare alle esigenze di tutti noi, senza distinzione di classe, razza, religione. Era uno che metteva davanti a tutto l’educazione per tutti, in maniera molto democratica.” L’attore continua raccontando di essere rimasto attratto anche lui dalla celebre lezione che tenne Steve Jobs, le cui parole fecero il giro del mondo: “ Penso a un discorso che fece a New Orleans quando aveva appena 25 anni: si rivolgeva ai giovani studenti liceali e parlava dell’importanza dell’educazione superiore pubblica per tutti. Ma aggiunse anche, in quel discorso: “La maggior parte dei creativi di successo che conosco non è mai andata all’università, ma ha fatto esperienze incredibili. Anche così s’impara”. Jobs incoraggiava gli studenti di andare a Parigi, ad avere due donne allo stesso tempo, a provare l’Lsd. Stay hungry, stay foolish. Lo ha sempre detto. Fino alla sua morte prematura. La cosa più sbagliata che ha fatto è stata quella di sottovalutare il suo cancro. Ma nel film abbiamo preferito non affrontare la sua morte. Nessuno di noi ne sarebbe stato all’altezza”. Del resto, come dargli torto.

 

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