Il digiuno fa bene: quando e perché
In base a recenti studi non solo mangiare poco allunga la vita ma il digiuno programmato sarebbe in parte capace di tenere lontante malattie neurodegenerative e cancro
In genere siamo abituati a mangiare poco e a volte a quasi a rimanere a digiuno per un giorno per motivi estetici, perché magari fatichiamo ad entrare in quel vestito, la salute è altra cosa e ben più importante. Se evitare di mangiare tanto è una buona regola scopriamo che digiunare a volte fa davvero bene.
A beneficiare del digiuno programmato è il cervello e di conseguenza la restrizione calorica può diventare un’arma contro alcune malattie quali Alzheimer e Parkinson. Ma, secondo gli scienziati che stanno studiando la restrizione calorica, anche l’asma, le malattie cardiovascolari, l’ictus, il diabete e le lesioni del midollo spinale possono ricevere grandi benefici.
Affermazione ancora più importante del neuroscienziato al National Institute on Aging di Baltimora, Mark Mattson, è quella relativa al digiuno come prevenzione del cancro.
Era già noto che mangiare poco aumentasse in genere la durata della vita, ma il digiuno o il quasi digiuno in determinati giorni è altra cosa. E’ d’obbligo precisare che la pratica del digiuno è ideale solo per le persone in sovrappeso.
Per quanto riguarda le malattie neurodegenerative, quali Alzheimer e Parkinson, digiunare in maniera programmata dovrebbe innescare un meccanismo virtuoso per il cervello tale da allontanare le malattie suddette. In base alle ricerche fatte Mattson afferma che a seguito di una restrizione calorica: “Le cellule del cervello sono messi sotto stress lieve, in maniera analoga agli effetti dell’attività fisica sulle cellule muscolari… ridurre l’apporto calorico potrebbe aiutare il cervello, ma tagliando in questo modo l’assunzione di cibo non è detto sia il metodo migliore per innescare questa protezione. È probabile che sia meglio continuare a periodi intermittenti di digiuno, in cui si mangia quasi nulla, e quindi avere periodi in cui si mangia quanto si vuole”.