Depressione, ansia e insonnia: siamo in tanti a soffrirne
Lo strazio delle malattie mentali colpisce buona parte della popolazione europea: il 40%, pari a 165 milioni di persone, soffre infatti ogni anno di disturbi cerebrali quali la depressione, l’ansia, l’insonnia o la demenza, malattie che dunque, non sono affatto sconosciute. Tuttavia solamente un terzo degli ammalati riceve un adeguato trattamento terapeutico o farmacologico. A […]
Lo strazio delle malattie mentali colpisce buona parte della popolazione europea: il 40%, pari a 165 milioni di persone, soffre infatti ogni anno di disturbi cerebrali quali la depressione, l’ansia, l’insonnia o la demenza, malattie che dunque, non sono affatto sconosciute. Tuttavia solamente un terzo degli ammalati riceve un adeguato trattamento terapeutico o farmacologico. A rilevarlo è un vasto studio europeo condotto in 30 Stati (i 27 dell’Ue più Svizzera, Islanda e Norvegia) su 514 milioni di persone, pubblicato dall’European College of Neuropsychopharmacology. “I disordini mentali sono diventati la più grande sfida del ventunesimo secolo in termini di salute – spiega Hans Ulrich Wittchen, coordinatore dello studio – anche se alcune grandi aziende farmaceutiche non stanno più investendo in ricerca, lasciando a carico dei governi e delle associazioni l’onere di stanziare i fondi per le neuroscienze”. Per lo Stato le malattie mentali rappresentano un onere gravoso a livello economico e sociale, considerato che coloro che ne soffrono possono arrivare, progressivamente, a perdere la voglia a la capacità di lavorare e di interagire, distruggendo le relazioni personali. Le malattie mentali sono la principale causa di morte, disabilità e impatto economico nel mondo e le quattro patologie più disabilitanti sono la depressione, le demenze come l’Alzheimer e la demenza vascolare, la dipendenza dall’alcol e l’ictus. L’ultimo studio condotto in Europa sulle malattie mentali, che risale al 2005, aveva rilevato che il peso economico di queste patologie ammontava a circa 386 miliardi di euro l’anno. Ulrich Witten sostiene che in questo ultimo studio da poco condotto, ancora non sia stato calcolato l’impatto economico, ma ritiene sicuro che i costi saranno superiori rispetto a quelli del 2005. Poiché spesso queste patologie iniziano in giovane età, hanno un impatto molto dannoso più in là negli anni. Solamente terapie precoci possono prevenire il rischio di un grande aumento di malati nel futuro.