Salute

Tubercolosi, migliaia di persone a rischio: lo dice il Codacons

Il Codacons aveva aperto un’inchiesta in merito all’infermiera malata di tubercolosi, a Roma. Oggi lo stesso organismo ha accertato che l’ infermiera, le cui iniziali sono R.P., era da due anni e mezzo nel reparto neonatale. Non solo. La consulenza resa all’organismo dal professore De Lipsis ha attestato che il bacillo ha una incubazione di […]

Il Codacons aveva aperto un’inchiesta in merito all’infermiera malata di tubercolosi, a Roma. Oggi lo stesso organismo ha accertato che l’ infermiera, le cui iniziali sono R.P., era da due anni e mezzo nel reparto neonatale. Non solo. La consulenza resa all’organismo dal professore De Lipsis ha attestato che il bacillo ha una incubazione di oltre 10 anni . Per questo motivo il Codacons ha chiesto alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, di riuscire a far identificare tutte le persone, sia adulte che bambine, che nell’arco degli ultimi due anni e mezzo, sono stati a contatto con l’infermiera malata. Il Codacons ha avvertito anche che si tratta di migliaia di persone, di cui bisognerà risalire all’identità e controllare le condizioni di salute. Bisognerò fare il test e controllare la loro eventuale positività alla malattia. Il Codacons ha anche chiesto alla Polverini di inserire nell’apposita commissione di esperti anche il prof. Emilio De Lipsis. Nell’esposto alla Procura inoltre, oggi arriva una notizia clamorosa: il marito della donna affetta da tubercolosi era malato anch’egli. Avrebbe avuto la stessa malattia nel 2004. Questa notizia, arrivata oggi, non fa che aumentare l’angoscia e lo sconcerto nei confronti dell’azienda ospedaliera. Sembra infatti molto strano che il Gemelli non abbia fatto le visite periodiche obbligatorie alla dipendente ogni anno. In fondo, per capire cosa c’era dietro bastava una radiografia. Carlo Rienzi, il presidente del Codacons ha parlato così: “E’ sconcertante che non siano state controllate anche le centinaia di mamme che hanno allattato nello stesso nido dove si trovavano i neonati e come loro a contatto con il morbo”.

Foto:giornalettismo


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