Salute

Pillola dei 5 giorni dopo: approvato il contraccettivo di emergenza

Solo ieri è arrivato il “Sì” di approvazione del Consiglio Superiore di Sanità alla pillola dei 5 giorni dopo, che già da tempo viene utilizzata negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei come Spagna, Germania e Gran Bretagna. Secondo gli esperti, la pillola dei 5 giorni dopo, sarebbe un farmaco capace di bloccare l’ovulazione […]

Solo ieri è arrivato il “Sì” di approvazione del Consiglio Superiore di Sanità alla pillola dei 5 giorni dopo, che già da tempo viene utilizzata negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei come Spagna, Germania e Gran Bretagna.

Secondo gli esperti, la pillola dei 5 giorni dopo, sarebbe un farmaco capace di bloccare l’ovulazione fino a 5 giorni dopo dal rapporto a rischio. Si tratterebbe come per la pillola del giorno dopo, di un contraccettivo di emergenza che al contrario della prima, sarebbe a base di Uliplistar Acetato (Ua), che viene considerata dagli esperti una sostanza più efficace nel “bloccare” le gravidanze indesiderate.  A favore di questa ipotesi, è stato condotto uno studio in Gran Bretgna sull’efficacia di questo farmaco, che secondo i risultati, è emerso 2/3 più efficace della pillola del giorno dopo. Difatti, secondo gli esperti anche se l’efficacia della pillola decresce ogni 12 ore, la pillola rimane comunque efficiente sino alle 72 ore dopo il rapporto a rischio.

Ma come in ogni “saga italia”, si aspetta anche l’approvazione da parte dell’ Agenzia del Farmaco, che a riguardo ha espresso già molti dubbi, sulla questione degli effetti indesiderati nei casi di utilizzo ripetuto della pillola. Il problema dunque sarebbe legato ai tempi di attesa, che per molti saranno “tempi molto lunghi”, considerato che il Css avrebbe dato il responso dopo più di un anno nonostante,  l’ Autorità Farmacologia Europea avrebbe  certificato un responso positivo nel lontano marzo 2009. Ovviamente, la questione sarebbe più ostica, se si considera anche la questione etica e alle conseguenti “opinioni moraliste” che molto spesso rallentano le innovazioni “scientifiche”.

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