Batterio killer, continua a diffondersi: più di 2000 i contagiati
Continua a tenere alta la tensione dell’Europa, ma anche del mondo, il batterio E. Coli che miete ancora vittime. Salgono a 18 le vittime del batterio killer che tiene l’Europa in scacco e salgono anche i casi di contagio. Le vittime registrate e accertate sono 17 in Germania e 1 sola in Svezia. Oltre 2000, […]
Continua a tenere alta la tensione dell’Europa, ma anche del mondo, il batterio E. Coli che miete ancora vittime. Salgono a 18 le vittime del batterio killer che tiene l’Europa in scacco e salgono anche i casi di contagio. Le vittime registrate e accertate sono 17 in Germania e 1 sola in Svezia. Oltre 2000, invece, sarebbero i contagiati del batterio che continua ad essere sconosciuto e molto pericoloso che ha scatenato anche reazioni decise da parte della Russia che ha bloccato ogni esportazione di verdura proveniente da qualsiasi paese europeo.
Le autorità sanitarie sono di fronte ad una variante di E. Coli mai apparsa prima in un focolaio di infezione e, per poter intervenire con precisione, bisogna aspettare gli ulteriori esami di laboratorio che si stanno svolgendo in diversi laboratori.
Un allarme proviene dal Genomics Institute di Pechino che ha classificato il batterio come variante nuova, ed “estremamente contagiosa e tossica”, inoltre risulta essere molto resistente ad alcuni antibiotici. Questo ne rende difficile trovare una cura adatta almeno in tempi brevissimi.
Sembra che il batterio si stia diffondendo in Germania prevalentemente, da cui provengono la quasi totalità delle vittime, ma anche dei contagi. I contagi registrati in altre nazioni europee, invece, sono tutti collegati a viaggi o visite sul suolo tedesco.
Intanto il panico comincia a diffondersi anche negli Stati Uniti. Tre turisti americani, di ritorno da una vacanza in Germania, potrebbero essere stati contaminati dal batterio killer. Al momento, precisano le autorità del Centro di controllo e prevenzione delle malattie (Cdc), si stanno svolgendo gli accertamenti del caso.
Teresa Corrado