Pillola del giorno dopo: obiezione di coscienza per i farmacisti?
Anche i farmacisti potranno scegliere di non vendere la pillola del giorno dopo appellandosi all’obiezione di coscienza. Nel Comitato nazionale di bioetica (Cnb) risultano orientamenti bioetici differenti al riguardo. La votazione non ha raggiunto l’unanimità, ma in maggioranza il Cnb si è schierato a favore di questa ipotesi. È stata la deputata dell’Udc Luisa Santolini […]
Anche i farmacisti potranno scegliere di non vendere la pillola del giorno dopo appellandosi all’obiezione di coscienza. Nel Comitato nazionale di bioetica (Cnb) risultano orientamenti bioetici differenti al riguardo. La votazione non ha raggiunto l’unanimità, ma in maggioranza il Cnb si è schierato a favore di questa ipotesi.
È stata la deputata dell’Udc Luisa Santolini a sollecitare un parere da parte del Cnb in merito all’obiezione di coscienza, la quale può essere invocata dai farmacisti per non vendere prodotti farmaceutici con un «meccanismo di azione che porti alla eliminazione dell’embrione», sia pure non ancora annidato nell’utero materno. È stato quindi riacceso il dibattito intorno alla questione, e i farmacisti chiedono che venga fatta chiarezza sulla questione.
Sulla delicata questione dell’obiezione di coscienza del farmacista sono già stati presentati alcuni disegni di legge, tra i quali vi è quello del segretario della dodicesima Commissione Igiene e Sanità del Senato, Luigi D’Ambrosio Lettieri.
Lorenzo D’Avack, presidente del Cnb, ha fatto presente che nel parere «è emersa una maggioranza a favore dell’obiezione di coscienza per i farmacisti», pur non essendoci l’unanimità. Ma tutti i membri del comitato concordano sul fatto che il sistema debba comunque garantire alle donne di poter ottenere la pillola del giorno dopo.
La situazione si rivela quindi abbastanza controversa. In Italia la pillola del giorno dopo può essere venduta solo dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile. Per poter assumere il farmaco è necessario rivolgersi a un consultorio, al proprio medico di famiglia, a un ginecologo, al pronto soccorso oppure a un presidio di guardia medica. Alla luce di ciò ci si potrebbe chiedere perché debba essere consentito ai farmacisti di opporsi alla vendita di un farmaco ritenuto legittimo nel nostro paese, e per il quale le richiedenti devono possedere regolare ricetta medica.
Annarosa Racca, presidente di Federfarma, ha commentato dicendo che le farmacie, e quindi i farmacisti, «hanno il dovere di dispensare, sotto prescrizione, ogni tipo di farmaco». Qualora in farmacia fosse presente un obiettore di coscienza, «allora nella stessa farmacia ci dovrà essere un altro farmacista non obiettore, perché le nostre strutture non solo svolgono un servizio fondamentale sul territorio ma sono anche un terminale del Servizio Sanitario Nazionale. E in quanto tale devono garantire un servizio, che è quello di dispensare tutti i farmaci che sono in commercio».
Assunta De Rosa