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Neve a giugno: un viaggio sgombro da ogni pregiudizio nella nostra recensione

Torniamo a parlare del libro Neve a Giugno di Andrea Bufano. Un piccolo successo editoriale con centinaia di copie vendute in poche settimane. Al libro abbiamo dedicato una nuova recensione dopo quella dell'ottimo Franco Scomodo

Scrivere una recensione non è mai una cosa semplice soprattutto se hai ascoltato dalle parole dell’autore le emozioni che hanno portato alla nascita del libro. Ma proprio per questo bisogna scegliere il punto di vista che si vuole dare alla interpretazione: una recensione  non può e non deve essere solo il racconto di una trama, il racconto delle emozioni che un libro come Neve a giugno può suscitare e non deve neppure essere una mera analisi di quello che si è letto dal punto di vista sociologico o antropologico, questo è il mestiere di chi si occupa di altro non di chi prende in mano un libro e cerca la chiave per entrare. Sia chiaro ognuno ha la sua, ognuno sceglie di farsi guidare il viaggio da chi preferisce e io in questo caso ho scelto la mia guida, è Beatrice. Lo ha fatto Andrea e prima di lui lo aveva fatto Dante, strana la scelta di un nome così importante per una persona così speciale. Una guida che ci porta a conoscere il lato “migliore di Andrea” quello che gli altri hanno definito tale. Gli altri, la società. Andrea ha detto di non sentirsi un criminale, di non esserlo. Criminale è colui che ha commesso un crimine: la rapina  un crimine l’equivalenza vorrebbe quindi anche che Andrea, l’autore di Neve a giugno, il protagonista del libro, di questa autobiografia  lo sia e in effetti per le legge lo è. Ma la legge è sempre la stessa che lo ha condannato per un reato che non aveva commesso, sbagliando, lasciandosi guidare da quello che Andrea chiama PREGIUDIZIO. Una parola chiave, quello che lo ha spinto a scrivere il libro. Ma io non voglio essere guidata da Andrea nella mia lettura del libro, mi faccio prendere per mano da Beatrice e rifletto con lei sul pregiudizio. Una famiglia vuole il meglio per la propria figlia, una famiglia non si augura che il ragazzo scelto per condividere la vita magari insieme abbia un passato da cocainomane, da giocatore d’azzardo, da rapinatore. Il pregiudizio esiste da sempre noi, artefici del nostro destino, possiamo cancellarlo, dilatarlo. La famiglia di Beatrice non ha colpa se nel passato di Andrea ci sono delle cose che non si possono dimenticare, lui stesso lo dice, non dimenticare ma ricordare. Il pregiudizio nasce perché c’è nel passato uno sbaglio. E’ lo stesso pregiudizio che porta Andrea a dire: “Io continuerò a lottare per i miei diritti e siccome so che ho sbagliato andrò a scontare i mesi che mi restano, non mi lamento come fanno  i vip”. In questo momento si sta entrando nel tunnel del pregiudizio: si punta il dito contro una persona che è nelle nostra condizione, nella condizione in cui eravamo un tempo. Bene se è vero che il pregiudizio condanna senza sconti è anche vero che bisogna cercare di avere sempre la mente lucida per distinguere ciò che va bene e ciò che va male ma non secondo i nostri principi ma secondo l’etica, la morale, l’educazione. E quanto è vero che Andrea ha pagato per il suo passato ma la domanda che tutti si fanno prima ancora di leggere il libro, guidati appunto dal pregiudizio è sempre la stessa: perché lo hai fatto. Chi ti ha detto di assumere droga, di rapinare le banche, di giocare d’azzardo…

neve a giugnoInizia qui allora il nostro viaggio sgombro da ogni pregiudizio perché quelle risposte le vogliamo trovare alla fine. Qualcuno dice che non le troveremo se in noi non arderà lo stesso fuoco, la stessa passione. Le risposte le cerchiamo mettendoci dall’altra parte, senza voler giudicare e senza neppure cercare di capire. Una cosa sola vogliamo fare: urlare che davvero questo ragazzo vuole riscatto. Che la vita a volte ci mette di fronte a delle prove che difficilmente possiamo superare, che gli ostacoli sono troppi e che spesso siamo noi stessi a metterci in cerca della sfortuna. Tutte frasi fatti direbbe qualcuno ma mai così reali come è reale la vita di Andrea. Come la sua neve a giugno.

Cosa sarebbe successo se quel gomitolo non fosse stato mai rubato, se un professore avesse capito la passione di Andrea, se una ragazza gli avesse fatto capire cosa era l’amore? Punto di vista buonista perché Andrea ha sputato più volte in faccia alla felicità: lo ha fatto non rendendosi conto di avere una famiglia speciale, lo ha fatto quando nonostante tutti gli errori aveva da parte soldi per poter campare di rendita come lui stesso diceva. Ma il valore dei soldi non è mai stato quello che è importato ad Andrea sempre a caccia di quell’adrenalina che solo un taglierino di può dare e non se è un taglierino è lo sguardo della gente che incredula guarda la tua puntata e invidia la tua vincita. E’ lo sguardo del tuo compaesano che ti vede con la macchina da vip e il cellulare nuovo. Una mania di egocentrismo. La nostra guida a questo punto ci chiede se davvero abbiamo guardato in fondo come lei aveva provato a fare ma il coraggio non è per tutti. Noi in fondo abbiamo provato a guardare e abbiamo visto la speranza di chi è ricaduto e si è alzato di chi ha combattuto, ha urlato, ha pianto disperato ma ha sempre avuto quella costanza di non mentire a se stesso. Ha deciso di smettere solo quando davvero era convinto non perché glielo avessero detto in una comunità o perché lo avesse chiesto una mamma in lacrime. Andrea si stupisce di una frase detta dalla nostra guida Beatrice: “non cambierai mai”. Una frase che per lui ha segnato un momento di svolta una frase che per chi vede le cose da fuori esprime un pensiero che tanti potrebbero ave avuto. Un pensiero che  lo stesso Andrea aveva contribuito a dare perché come abbiamo detto da subito è lui stesso l’autore del pregiudizio. Il suo curriculum quello che lui non sapeva neppure cosa fosse aveva troppi punti da cattivo ragazzo, da bad boy per dirla all’americana. Andrea è stato pienamente artefice del suo destino. Ha iniziato e ha smesso. La sofferenza non giustifica una vita di vizi, di reati. La sofferenza non giustifica il volersi rifugiare nelle neve a giugno. Io lo dico, non tutti possono solo vedere l’Andrea di oggi, bisogna anche vedere quello che è stato e se tutti in un momento di dolore pensassimo di avere la nostra dose di droga, sesso, adrenalina per cercare conforto questo mondo sarebbe una giungla, peggiore di quello che già è. Quell’Andrea del passato in qualche modo esiste ancora perché come lui stesso ha detto, lo ribadiamo, non si deve dimenticare ma solo risorgere dalle ceneri. Senza però trovare giustificazioni, senza cercare alibi, senza buonismi di sorta perché non serve.

Nel nostro viaggio Beatrice ci ha mostrato l’altra faccia di Andrea: un ragazzo voglioso di imparare, di non essere utile alla sua famiglia, di prenderla per mano nel momento del bisogno. Andrea che vuole amare. Andrea che paga per questo tanto famoso pregiudizio ma che riesce ad alzarsi nonostante la voglia di dire basta sia stata tanta. Pensate che dopo 1000 parole non abbiamo ancora parlato del sesso…Una parola che invece nel libro ricorre più volte. Ci chiediamo se sia possibile che nessuno ad Andrea abbia mai detto che era bravo in qualcosa visto che ci sembra di capire che spesso pensa di avere una sola dote.  Si Andrea era un barman bravo, era un bravo cameriere, era un bravo figlio ma forse a lui non bastava.  Poi qualcuno gli ha fatto capire che quell’adrenalina regalata dal proibito te la può regalare un tramonto, te la regala il primo sorriso di un bambino, te la regala un ti amo. E il suo viaggio dall’inferno passando per il purgatorio è arrivato al Paradiso. Si è concluso in un vortice di parole, uno tsunami travolgente che ti colpisce, ti stende e si trovi la lucidità per rialzarti la missione di Andrea è compiuta. Il pregiudizio è cancellato dopo le 90 pagine della sua autobiografia e se all’inizio avevi pensato che quella neve a giugno era la cocaina che torna sempre nello stesso mese , alla fine pensi solo che quella neve è il miracolo di un freddo che in estate non potrà mai esserci ma che in realtà ci sarà, solo se lo vuoi.

 



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