Libri da leggere- Il Pendolo di Foucault
Libri da leggere- Recensioni Il pendolo di Foucault Cominciando a scrivere de Il Pendolo di Foucault, non si sa da dove cominciare né dove si può andare a finire. E’ un libro fatto di libri, come tutti i libri di Eco (fatti di libri, e di libri sui libri). E’ un libro complesso. E’ molti […]
Libri da leggere- Recensioni
Il pendolo di Foucault
Cominciando a scrivere de Il Pendolo di Foucault, non si sa da dove cominciare né dove si può andare a finire. E’ un libro fatto di libri, come tutti i libri di Eco (fatti di libri, e di libri sui libri). E’ un libro complesso. E’ molti libri insieme. E’ incalzante come un giallo (Il Pendolo è un giallo!), rigoroso come un saggio (Il Pendolo è anche un saggio!), emozionante come un libro d’avventura, appassionante come un reportage storico, provocatorio e caustico come un pamphlet (è anche questo!), affabulatorio, intrigante, pirotecnico, coltissimo, sofisticato.
L’idea di base del libro è tutt’altro che letteraria. Il nocciolo del Pendolo di Foucault è l’esposizione paradigmatica di una tesi: le aberrazioni della ragione, ancorché affascinanti, generano mostri, e possono risultare terribilmente pericolose. Per la dimostrazione di questa tesi Eco scrive il Pendolo che, al di là di tutti gli intenti teoretici, è – sia ben chiaro – innanzitutto un romanzo, intessuto attorno ad un formidabile, controllatissimo e calibratissimo plot narrativo. Per dimostrare la tesi di fondo, Eco fa un’operazione semplice: riscrive la Storia Universale! Rilegge parte della storia culturale italiana degli anni ’70 e ’80, a partire dagli anni cruciali della contestazione, con i suoi fermenti e le sue (ri)scoperte; rilegge l’intera storia dell’occidente nell’ottica del sapere ermetico che, come un’oscura e magmatica trama sotterranea sembra segnare i destini dell’umanità; tesse sotto gli occhi affascinati del lettore una fitta rete di richiami e rimandi letterari, filosofici e culturali che rimangono per gran parte celati al comune lettore (il lettore che non condivide – lector ideale, altro concetto noto ai frequentatori di Eco – la sterminata cultura e la sicura padronanza che di questo magma ha l’autore). Lettore che viene tuttavia travolto nel vortice mesmerizzante della lettura del Pendolo.
Riassumere la trama de Il pendolo di Foucault è come voler compendiare il senso dell’universo in uno o due lepidi aforismi da cioccolatino. Il Pendolo non ha una trama, non ha un tempo e non ha un’azione. E’ la storia di alcuni redattori milanesi, tra gli anni 70 e 80, e del loro sgangherato cotè lavorativo. Ma è anche la storia di una colossale mistificazione che, ordita con avventata leggerezza, si trasforma in un inquietante scenario con un epilogo da granguignolle. Ed è anche la storia di una sola notte di tregenda: quella del 23 giugno 1984 e di una terribile soluzione finale. E infine la storia di un’altra notte: quella del 27 giugno 1984, nella vecchia casa di campagna di uno dei protagonisti, dove tutto viene raccontato, dove tutto sembra finito e dove tutto deve (forse) ancora misteriosamente e ancora minacciosamente cominciare. In tutte queste storie (e in altre che il Pendolo contiene) fanno la loro comparsa con livida livrea di convitati di pietra, una sterminata serie di personaggi, di storie, di miti, di leggende, provenienti da tutto il sapere storico, tutto il sapere cosmico e tutto il sapere ermetico: dai Templari, ai Rosacroce, dai Miti Celtici, ai Culti dell’antico Egitto, dal Santo Graal , ai Vangeli Apocrifi, da Napoleone a Hitler, a Cagliostro.
Il Pendolo è una mirabolante, vertiginosa giostra di evoluzioni, tra misteri celati (o svelati), interpretati (o travisati), tra scienze occulte, società segrete complotti cosmici e… un Piano, il Piano! Quello che tre redattori editoriali si inventano per celia e per noia e che qualcuno prende molto, troppo e troppo pericolosamente sul serio.
Leggendo il Pendolo di Foucault vi si troverà molto più di ciò che è possibile raccontare. Vi si troveranno molti riferimenti e richiami che ciascuno saprà cogliere secondo la propria formazione e secondo la propria esperienza (Dante, Poe, Hammett, Joyce…) e soprattutto ci si divertirà, perché questo è davvero un libro, ancorché ponderoso, da divorare tutto d’un fiato, dalla prima all’ultima pagina. C’è un difetto? Certo. Qualcuno ha scritto che gli manca la leggerezza. Assenza inevitabile e connaturata alla potenza delle suggestioni che emanano dal testo, potenza grave (mai greve), come talvolta deve essere l’Arte. Si consiglia di cercare la leggerezza in Calvino o in Kundera. Ma se si desidera immergervi in qualche ora di puro godimento intellettuale, di divertimento intelligente, assorbente e coinvolgente come solo pochi scrittori al mondo sanno offrire, allora il Pendolo di Foucault del professor Eco Umberto da Alessandria fa per voi.
Francesco Vassallo
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