Cosa significa hikikomori: chi sono e come vivono le persone che si isolano dal mondo
Nella puntata di stasera di Sanremo 2025 si parlerà di un argomento molto delicato: l'hikikomori. Proviamo a spiegarvi di cosa si tratta
Negli ultimi anni, il termine hikikomori ha iniziato a farsi strada nel dibattito pubblico anche in Italia, portando alla luce una problematica che coinvolge molti giovani e le loro famiglie. Il fenomeno, nato in Giappone negli anni Ottanta, descrive una condizione di isolamento estremo in cui le persone, prevalentemente adolescenti e giovani adulti, scelgono di ritirarsi dalla società, evitando qualsiasi contatto sociale per mesi o addirittura anni.
In occasione del Festival di Sanremo, Paolo Kessisoglu affronterà questo tema insieme alla figlia, sensibilizzando il pubblico attraverso il racconto di storie e un’esibizione musicale. Ma cosa significa davvero essere un hikikomori? Quali sono le cause di questo fenomeno e come può essere affrontato? Carlo Conti nel corso della prima conferenza stampa di Sanremo ha spiegato che non ha voluto dei monologhi nel suo Festival ma ha preferito raccontare qualcosa di importante in un’altra modalità. Proprio come faranno il Paolo Kessisoglu e sua figlia.
Chi sono gli hikikomori e come vivono?
Il termine hikikomori, che in giapponese significa “stare in disparte, isolarsi”, è stato coniato dallo psichiatra Tamaki Saitō per descrivere quei giovani che si auto-recludono nelle proprie stanze, interrompendo quasi completamente le relazioni sociali, scolastiche e lavorative. Questo isolamento non deriva da disturbi psichiatrici specifici, come la depressione o i disturbi d’ansia, ma è piuttosto una risposta estrema a pressioni sociali, familiari ed esistenziali.
Gli hikikomori tendono a trascorrere il loro tempo chiusi nelle loro stanze, immersi in attività solitarie come navigare su internet, giocare ai videogiochi o leggere. Spesso invertendo il ritmo sonno-veglia, evitano qualsiasi interazione con il mondo esterno, inclusi i familiari con cui condividono la casa. Questo stato di isolamento può durare mesi o anni e, nei casi più gravi, condurre a una disconnessione totale dalla realtà circostante.
Le cause del ritiro sociale
Le cause del fenomeno hikikomori sono molteplici e complesse. Tra i principali fattori scatenanti troviamo:
- Pressioni scolastiche e lavorative: in un mondo in cui la competizione è sempre più alta, alcuni giovani sviluppano un senso di inadeguatezza che li porta a rifiutare le aspettative sociali.
- Problemi familiari: un ambiente familiare eccessivamente protettivo o, al contrario, iperesigente può contribuire all’isolamento di un giovane.
- Difficoltà relazionali e bullismo: esperienze di esclusione o di bullismo scolastico possono indurre i ragazzi a chiudersi in se stessi per evitare ulteriori sofferenze.
- Dipendenza dalla tecnologia: l’uso eccessivo di internet e dei videogiochi può favorire l’isolamento, anche se spesso è una conseguenza piuttosto che la causa primaria.
Hikikomori in Italia: un fenomeno in crescita
Sebbene il fenomeno sia stato inizialmente osservato in Giappone, negli ultimi anni si è diffuso anche in altre parti del mondo, compresa l’Italia. Secondo le stime di alcune associazioni, nel nostro Paese ci sarebbero almeno 100.000 giovani a rischio di ritiro sociale, un dato che potrebbe essere sottostimato a causa della difficoltà di individuare questi casi.
In Italia, l’attenzione al fenomeno è cresciuta grazie all’opera di sensibilizzazione di psicologi, educatori e genitori che cercano di comprendere e affrontare questa realtà. La pandemia da COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione, accentuando il disagio di molti giovani già inclini all’isolamento.
Come affrontare il fenomeno?
Affrontare la condizione di un hikikomori richiede un approccio delicato e multidisciplinare. Alcune strategie efficaci includono:
- Supporto psicologico e familiare: il coinvolgimento di psicologi ed esperti può aiutare il giovane a comprendere le proprie difficoltà e a sviluppare strumenti per affrontarle.
- Rispettare i tempi della persona: forzare un hikikomori a uscire di casa può peggiorare la situazione. È fondamentale adottare un atteggiamento empatico e graduale.
- Creare alternative alla socializzazione tradizionale: corsi online, attività in piccoli gruppi o incontri con coetanei con esperienze simili possono essere un primo passo per riavvicinarsi al mondo esterno.
- Coinvolgere la scuola e le istituzioni: programmi educativi che favoriscono l’inclusione e il benessere psicologico possono prevenire il fenomeno e aiutare chi è già in difficoltà.
Il ruolo della sensibilizzazione pubblica
Eventi come quello del Festival di Sanremo, dove personaggi pubblici portano l’attenzione su temi sociali delicati, sono fondamentali per diffondere consapevolezza e abbattere il tabù legato agli hikikomori. Raccontare queste storie significa offrire una voce a chi non riesce a esprimersi, sensibilizzando la società sulla necessità di un cambiamento culturale che valorizzi il benessere psicologico al pari di quello fisico.
Gli hikikomori non sono ragazzi pigri o svogliati, ma persone che stanno affrontando un disagio profondo e che hanno bisogno di comprensione e supporto per ritrovare il loro posto nel mondo. La strada per aiutarli passa attraverso l’ascolto, la pazienza e la creazione di una società più inclusiva e meno giudicante.