I successi delle politiche antifumo: dall’Australia l’ennesima campagna shock
Dall'Australia, la campagna shock antifumo che mette in relazione la capacità di assorbimento di una spugna con quella dei nostri polmoni
Il 4 febbraio scorso si è svolta l’annuale giornata mondiale contro il cancro e si sa, una delle cause principali di questa terribile malattia è il fumo. Milioni sono i consumatori di tabacco in tutto il mondo. Solo in Italia, ogni anno, si contano 83.000 vittime ed oltre 600.000, in tutto il mondo, sono i non fumatori uccisi dalle inalazioni passive. A questo proposito, nel tempo, si sono moltiplicate le politiche e le campagne antifumo.
“I numeri diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – spiega Elisabetta Intini di Focus – raccontano una strage silenziosa e progressiva che avanza sotto gli occhi di tutti, eppure solo 19 paesi, il 6% di tutte le nazioni mondiali, hanno posto seri divieti e limitazioni utili a un calo nei consumi di fumo, e ad appena l’11% della popolazione mondiale sono garantiti, per legge, ambienti per non fumatori”.
Per rimediare a questa dannosa situazione, in molti si sono prodigati in politiche e campagne antifumo, dai toni spesso molto forti che però, nel corso di 50 anni hanno salvato la vita a circa 8 milioni di persone, o perlomeno, ne hanno aumentato le aspettative di vita. Questo positivo bilancio è pubblicato sul numero di Gennaio del Journal of the American Medical Association dagli scienziati americani per celebrare il cinquantenario del Surgeon General’s report, lo studio che delineò per la prima volta nel 1964 gli effetti del tabacco sulla salute. “Quella relazione – ha spiegato David T. Levy, autore dell’indagine e ricercatore al Georgetown Lombardi Comprehensive Cancer Center di Washington – e gli interventi di salute pubblica messi in atto successivamente contro il fumo rappresentano la campagna più sensazionale e di successo della storia moderna in termini di benefici per l’intera popolazione”.
“Nel 1964 – racconta Levy – fumava più del 40% degli americani adulti e ora siamo scesi al 20%. Gli esiti della nostra analisi mostrano chiaramente che è merito dell’impegno profuso su più fronti dopo la pubblicazione di quello studio, sia dal governo che dai privati”. Il Surgeon General’s report è stato, probabilmente, è stato il precursore di tutte le successive campagne antifumo come ad esempio le pubblicità mirate ad evidenziare crudamente i danni del fumo nel nostro organismo. Come dimenticare le immagini shock sui pacchetti di sigarette adoperate in diversi paesi europei per sensibilizzare (o spaventare) i consumatori, e che dire delle campagne pubblicitarie antifumo reperibili sul web. Proprio in questi giorni, in Australia, è stato creato dal Cancer Council Western Australia un spot impressionante che mette in relazione la capacità di assorbimento di una spugna con quella dei polmoni: “I polmoni sono come spugne: dovrebbero accogliere aria, ma alcune persone li usano per tenerci dentro il fumo”.
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Ciononostante, sottolineano i ricercatori del Comprehensive Cancer Center di Washington, molto resta da fare. In questi 50 anni circa 17,7 milioni di morti possono essere attribuite alle conseguenze del tabacco e ben 6,6 milioni di questi decessi sono stati registrati in persone con meno di 65 anni.