Malati di Alzheimer: saranno sempre più numerosi
Secondo uno studio dell’Adi per il 2050 saranno centotrentacinque milioni le persone affette da Alzheimer
Alzheimer, disturbi cognitivi e della memoria, declino cerebrale. Al mondo ad oggi soffrono di queste patologie circa quarantaquattro milioni di persone e il numero è destinato ad aumentare. Secondo i dati diffusi dallo studio “L’impatto globale della demenza 2013-2050” rilasciato dalla federazione internazionale non-profit Alzheimer’s Disease International (Adi) infatti tra meno di vent’anni nel 2030 il numero è destinato a salire a settantasei milioni, quasi il doppio rispetto alla cifra odierna, per arrivare a centotrentacinque milioni nel 2050.
Una stima tutt’altro che rosea quella presentata dall’ Alzheimer’s Disease International, una federazione internazionale non-profit che ha condotto lo studio di cui parliamo oggi. E non è detto che il numero aumenti ancora: già perché relativamente alla cifra odierna di malati di patologie neurologiche come alzheimer, disturbi cognitivi e della memoria e declino cerebrale, le previsioni avevano toppato. Quattro anni fa la stima per il 2013 contava 10 milioni in meno di malati rispetto alla cifra attuale. L’11 dicembre prossimo a Londra si terrà il vertice del G8 sulla Demenza, il documento con relativo studio, sono stati condotti dall’Adi proprio in vista di questo incontro.
I più colpiti, secondo le stime, saranno i paesi in via di sviluppo dove le persone affette da patolgie di questo genere raddoppieranno nei prossimi 40 anni. Con il numero dei malati a moltiplicarsi sarà la spesa per l’assistenza delle persone affette da questo genere di patologia, soggetti che nell’arco del tempo e con l’avanzare della malattia tendono a perdere sempre di più l’indipendenza e la capacità di provvedere a se stessi da soli.
La malattia delle future generazioni e quella dei nostri figli, ecco cosa rappresentano l’Alzheimer e le sue degenerazioni e patologie ad esso collegate. Nonostante la ricerca infatti compia grandi passi avanti nella diagnosi precoce delle patologie neurologiche, nulla è possibile fare per fermare l’avanzamento della patologia. Attualmente infatti è solo possibile ritardare i suoi effetti con la cura adatta se condotta per tempo.
Come dare un freno a tutto questo? Serve un piano d’azione dice l’Adi che preveda la collaborazione di governi, industrie e comunità scientifica per la riuscita di un programma prevenzione e assistenza che aiuti ad affrontare la patologia sul nascere e non lasci soli vittime e parenti.