Il confronto tra Iva e Selvaggia in tv non finisce nel migliore dei modi tra giustificazioni e accuse
Confronto a distanza tra Selvaggia Lucarelli e Iva Zanicchi nella puntata di oggi di Da Noi a ruota libera
Iva Zanicchi ha chiesto scusa a Selvaggia Lucarelli. Lo ha fatto questa mattina sui social, lo ha fatto prima ancora che la giornalista intervenisse in diretta, nel corso della trasmissione Da noi a ruota libera. E se si fosse limitata a chiedere scusa, non ci sarebbero stati problemi. Si può sbagliare. Come ha fatto notare la Lucarelli, non si lava l’onta con il sangue. Si va avanti. Purtroppo però la Zanicchi, come capita a molte persone che hanno commesso un errore, ha trovato anche delle giustificazioni. “Dalle mie parti quella parola si usa come intercalare, era tardi, io però non ti volevo offendere, ti ricordi quella volta in cui hai scritto che io ero una vaiassa…” queste alcune delle frasi che la Zanicchi ha pronunciato durante il faccia a faccia, con la Lucarelli, intervenuta telefonicamente nel corso della trasmissione di Francesca Fialdini. Quando si sbaglia, bisognerebbe semplicemente ammettere l’errore. Certo è difficile, ma tutto il corollario di frasi che si dicono dopo, non va bene. Perchè si cade in altri errori, come è successo anche Iva che sicuramente è pentita di quello che è accaduto, non vogliamo dubitare della sua buona fede. Però ha aggiunto qualcosa, invece che togliere. Il silenzio a volte, funziona meglio. L’istinto, l’impulsività vanno domati, di fronte a una caduta di stile, a un errore, a delle offese.
Iva Zanicchi chiede scusa a modo suo
Le scuse si accettano, e Selvaggia Lucarelli sembrava avere tutte le intenzioni di andare avanti. Però Iva ha anche continuato con delle giustificazioni, che non vanno bene e non possono essere accettate. Ha giustificato anche Samuel Peron, che ha sorriso alle sue battute. Il maestro di Ballando con le stelle da ieri non ha trovato il tempo di scrivere due righe su quanto successo, e forse avrebbe dovuto farlo. Insomma le scuse di Iva sono arrivate, ma è arrivato anche il resto. Troppo. Come la conclusione: “Devo stare attenta ai microfoni”. No, il problema non sono i microfoni ma quello che si dice.