Fame d’amore un programma “snobbato” che meriterebbe la prima serata
Ci sono programmi che vengono ingiustamente snobbati e che invece fanno servizio pubblico nel modo giusto: Fame d'amore è tra questi
Quante volte ci riempiamo la bocca dicendo che dovremmo dare spazio ai giovani in tv, alle loro storie, al confronto. E quante volte sentiamo dire dai critici che analizzano anche i contenuti dei programmi televisivi, che si parla troppo di cronaca nera e poco di problemi di giovani ma anche di meno giovani. Bullismo, disturbi alimentari, razzismo, inclusività. Certo qualcuno lo fa e finisce in seconda serata, se tutto va bene. Come succede con Fame d’amore, un programma che trova spazio nella seconda serata di Rai 3 ma che dovrebbe andare in onda in bel altre fasce. E non solo in prima serata perchè programmi come quello che Francesca Fialdini conduce, non dovrebbero ridursi a 4 ore di montato ma mostrarci le storie di questi giovani uomini, di queste giovani donne, e dei loro vuoti d’amore. Giovani ma non solo. Perchè di anoressia o di bulimia si soffre a tutte le età. Mamme con figli grandi, lavoratori, sportivi e sportive, persone di successo apparente. Se c’è una cosa che la malattia non fa, è DIFFERENZIARE. La malattia non guarda in faccia a nessuno, colpisce tutti. Non chiede il conto in banca, l’estrazione sociale, arriva inesorabile, ti annienta e ti distrugge.
In un paese come il nostro, in una Italia in cui le strutture sono poche, in cui l’aiuto psicologico manca in tutte le fasce di età, un programma come Fame d’amore, che mostra storie di vita vera, dovrebbe avere ben altro spazio e anche più tempo per raccontare tutto. Perchè a volte, nonostante l’impatto molto forte del programma, si ha la sensazione che il percorso non sia poi così duro, ma in realtà, dietro alla rinascita, dietro all’accettazione del proprio corpo, dietro alla scelta di voler guarire, ci sono anni di lavoro. Ci sono medici, infermieri, specialisti, personale ospedaliero, ci sono PERSONE che aiutano altre PERSONE a sentirsi tali. Per qualcuno potrebbero “bastare” mesi, per altri, come si è visto anche con la storia di Alberto, anche anni tra ricadute, stop e ripartenze.
Fame d’amore un programma da servizio pubblico
Troppo spesso diciamo che in tv si parla sempre delle solite cose ma poi non diamo lo spazio che serve a programmi come Fame d’amore. Che può essere migliorato certo, ma che ha il grande pregio di mostrarci i volti di chi lotta per sopravvivere, di chi è stato a un passo dalla morte e poi sceglie, con la sua testa, di rinascere. Perchè tutto inizia da lì, dalla voglia personale di riscatto, di libertà, di vita. Il grande errore che spesso si fa è quello di credere che sono storie lontane dalle nostre famiglie, e invece sono molto più vicine di quello che crediamo. Sono le storie della nostra compagna di banco, della nostra istruttrice di danza, sono le storie del nostro compagno di squadra, del nostro collega di università. Sono le storie di famiglie che purtroppo, per ignoranza spesso, si girano dall’altra parte, mettono la testa sotto la sabbia come lo struzzo, perchè se il problema non lo vedi, in qualche modo decidi che non esiste. Ma il problema c’è o meglio, usiamo i termini giusti, la MALATTIA c’è. Senza colpe, senza responsabilità: bisogna prenderne atto e mettersi in gioco, accettare di aver potuto fallire, sbagliare, peccare di superficialità, senza cattiveria. Chiedere aiuto. Si guarisce da soli certo, ma il supporto di chi ti sta accanto, resta fondamentale. E forse anche per questo dovrebbe esserci più spazio, per le famiglie che hanno serie difficoltà nel comprendere come interagire con una persona che soffre di un disturbo alimentare. Che hanno paura di dire una parola di troppo, una parola fuori posto che potrebbe riscatenare il caos. Perchè nessuno ha detto loro cosa fare o cosa no. Diventa quindi fondamentale anche comprendere il percorso di tutti, in questa lotta verso la guarigione. Serve più spazio, serve più tempo per le storie dei protagonisti di Fame d’amore. Diamo più spazio a queste di storie, e pazienza se gli ascolti non sono brillanti, se anche solo una persona avrà trovato di supporto il programma, avrà capito che deve chiedere aiuto, avrà capito che per salvarsi la vita deve cambiare, la strada è quella giusta.