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Dirty Pop – La truffa delle boy band è la nuova serie Netflix che potrebbe deludervi

Dirty Pop - La truffa delle boy band è la nuova serie Netflix che racconta di una delle più grandi truffe d'America ma che potrebbe deludere le vostre aspettative

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Dirty Pop – La truffa delle boy band è arrivata da pochissime ore su Netflix ma sta già facendo parlare moltissimo in tutto il mondo. E forse, sta anche deludendo le aspettative di chi si aspettava di scoprire qualcosa di molto più torbido e intimo nella narrazione. E invece Dirty Pop – La truffa delle boy band è la storia di uno dei più grandi truffatori americani, Lou Pearlman. Si pensa che l’uomo abbia truffato almeno 2000 persone in oltre 30 anni. Alla fine della serie di Netflix, si parla della truffa di Pearlman e del suo schema Ponzi, come di una delle più longeve d’America. Dunque, perchè lo spettatore che sceglie di vedere i 3 episodi della serie Netflix potrebbe restarne deluso? Per un motivo abbastanza chiaro. Ci si concentra infatti, molto di più sugli aspetti finanziari di questa vicenda che sui rapporti che l’uomo ha intrattenuto nel tempo con i membri delle boy band che ha lanciato.

Chi si aspettava di sguazzare nel torbido, da quel punto di vista, non scoprirà nulla di diverso da quello che è stato raccontato in altre serie. Dirty Pop – La truffa delle boy band invece, pone la lente di ingrandimento su un altro aspetto. L’imprenditore ha infatti per lungo tempo sfruttato la sua fama, la popolarità ottenuta con le boyband che ha lanciato, per far si che migliaia di persone si fidassero di lui e investissero nelle sue società. Ha truffato, tra banche e singoli cittadini, per un totale di oltre 500milioni di dollari, questa almeno la stima che è stata fatta durante il processo che lo ha poi portato a una condanna esemplare. Una condanna che non ha cambiato la vita delle tante persone truffate, visto che, di tutti i soldi che Lou Pearlman aveva rubato, solo 10 milioni di dollari, sono stati recuperati dallo Stato. Dopo 8 anni di carcere, Big Poppa è morto in seguito a una operazione al cuore. Chi lo conosce racconta nella serie, che l’uomo non si è mai pentito, non si è forse mai reso conto di aver fatto del male a migliaia di persone. Nessun familiare ne ha reclamato il corpo, ed è stato seppellito senza una lapide.

Dirty Pop-La truffa delle boy band

Eppure molte delle persone che hanno lavorato al suo fianco non se la sentono di condannarlo in modo definitivo, perchè Lou, per i suoi amici, c’è sempre stato. “Era un mostro ma era anche il mio migliore amico” ha detto una delle persone a lui più vicina nella serie Netflix.

Dirty Pop – La truffa delle boy band : cosa racconta la serie Netflix

Partendo dalla storia dei Backstreet Boys e poi degli ‘NSync, la serie Netflix racconta di come un uomo, che nulla sapeva di musica, è riuscito a lanciare due delle boy band più famose al mondo. E dopo averle perse, ha continuato a lavorare nell’ambito della musica, riuscendo, anche grazie alla fama dei suoi artisti, a farsi dare soldi sotto forma di investimenti, da migliaia di persone che credevano in lui. Purtroppo però, quello di Pearlman era l’ennesimo schema Ponzi. «Utilizzava soldi sporchi e rovinava la vita delle persone»«ci sono persone che hanno sofferto molto. Altre invece sono morte» viene raccontato nella serie, serie che pone anche domande sui rapporti loschi tra l’imprenditore e la mafia.

Questo documentario dà voce ad almeno una delle vittime dei piani di Pearlman: la madre di Frankie Vasquez Jr racconta la storia di suo figlio; Frankie lavorò con Pearlman e incoraggiò sua madre a investire nelle sue attività di anno in anno, fidandosi ciecamente del lavoro di Lou e delle sue promesse. Le conseguenze di ciò furono catastrofiche e Frankie si tolse la vita poco tempo prima dello scandalo. Pearlman era un mostro? Era un cattivo? Era un genio del marketing che meritava la sua fetta della torta delle boyband, oppure sfruttava giovani creativi che non sapevano nulla di questo mondo? Ci sono ampie interviste qui a persone che hanno lavorato con Pearlman, amici d’infanzia, colleghi, coloro che hanno reciso i loro legami e coloro che lo hanno portato in tribunale. E come detto in precedenza, per chi ha vissuto e lavorato con Lou, arrivare a una condanna definitiva, non è facile.

Il tentativo di fuga e il carcere

Nella serie Netflix viene anche raccontato il tentativo di fuga di Pearlman che lascia gli Stati Uniti ma viene avvistato in Indonesia da alcuni americani che avevano seguito la sue vicende sui media e lo riconoscono. Le foto arrivano all’FBI che in poche ore arresta l’uomo, riportandolo negli Usa dove viene condannato a una pena di 25 anni di carcere.

Le accuse di violenza sessuale in Dirty Pop non vengono approfondite

Non solo la truffa ma anche le pesantissime accuse di violenza sessuale nei confronti di alcuni dei ragazzi con i quali negli anni Lou ha collaborato. Chi parla in questa seri dice di non aver mai notato nulla di strano, ma di essere dispiaciuto se davvero qualcuno ha subito delle violenze. Gli artisti che hanno raccontato la loro esperienza nella serie Netflix, parlano di atteggiamenti un po’ sopra le righe ma mai nulla che facesse pensare a delle molestie, almeno ai loro occhi.

Le prime voci iniziarono a circolare negli anni Novanta e coinvolsero Nick Carter, che nel 1998 aveva 17 anni.  Denise McLean, madre di A.J. dei Backstreet Boys, raccontò: «Per un po’ Nick ha amato andare a casa di Lou. All’improvviso qualcosa è cambiato. Abbiamo sentito che c’era stato un qualche tipo di comportamento inappropriato. Posso solo dire che si sono verificati degli eventi strani». Del capitolo violenze e molestie però, non si parla molto in Dirty Pop – La truffa delle boy band e forse questo, deluderà le aspettative di chi si aspettava un altro genere di narrazione.

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