La mia prediletta la serie Netflix che non puoi perderti
La mia prediletta è tra le serie più viste su Netflix e merita di essere vista: la recensione di UNF
Ci approcciamo spesso un po’ con la puzza sotto il naso alla classifica delle serie più viste nella classifica di Netflix perchè spesso, si rivela una “sola”. Ma questa volta, La mia prediletta, ai primi posti ormai da una settimana, non ha deluso le aspettative. Se state cercando una serie thriller da divorare in una notte, allora avete trovato il titolo giusto. Questa serie tedesca, che all’inizio vi sembrerà qualcosa di già visto, vi conquisterà con il passare degli episodi, facendovi quasi entrare in contatto con i protagonisti del racconto. Che è poi questo il segreto del successo di una serie. Quando ti approcci alla serie chiamando i protagonisti per nome, quando soffri insieme a loro, quando speri che succeda quello che ti aspetti, allora vuol dire che una serie ti è entrata dentro. La mia prediletta lo fa, anche se i toni sono decisamente duri. Porta in scena una storia che potrebbe essere realmente successa. Cronaca cruenta, scene molto dure e due interpretazioni, quelle delle due protagoniste femminili, che lasciano il segno.
La mia prediletta, serie tedesca dal titolo “Dear Child”, ricorda per certi versi il film Casa, molte storie di serial killer che hanno sequestrato le loro vittime per poi abusare di loro, farci dei figli e ucciderle successivamente. Tutti personaggi molto comuni, così tanto comuni da non farsi notare, come succederà anche nella storia de La mia prediletta che parte dalla scomparsa di Lena. Per 13 anni i suoi genitori l’hanno cercata nel nulla fino a quando un giorno, arriverà quella clamorosa svolta che ti cambia per sempre la vita.
La miniserie tedesca in sei episodi tratta dall’omonimo romanzo di Romy Hausmann (Giunti, 2020) è una di quelle serie Netflix che non si possono perdere, con tanti complimenti anche ai nostri vicini di casa tedeschi che questa volta, hanno fatto centro. Kim Riedle e Naila Schübert sono senza dubbio le due protagoniste femminili di punta di questa serie, con due interpretazioni pazzesche, in particolare quella della piccola Naila, che veste i panni di Hannah. Impeccabile, perfetta.
Spoiler alert, non continuate a leggere se non volete conoscere dettagli sulla trama
La serie, oltre che a fornirci tutti i classici elementi di una indagine che ci porterà alla soluzione del caso, si concentra molto anche sui risvolti psicologici della vicenda e sulle reazioni dei protagonisti. Non solo note crime dunque, ma un thriller psicologico raccontato in maniera ineccepibile. Quando si sceglie un libro di successo, difficilmente si sbaglia.
La mia prediletta è su Netflix: la trama della serie
Tutto inizia con un incidente stradale. Una donna, Lena sta scappando dalla casa in cui un uomo l’aveva rinchiusa insieme ai suoi due figli. Nella fuga la donna viene travolta e investita da una macchina, il conducente scappa ma chiama prima l’ambulanza. Insieme a Lena c’è sua figlia Hannah, che viene subito portata in ospedale con lei. Nel viaggio la piccola, che ha 12 anni, si dimostra essere molto più intelligente dei bambini della sua età e rivela anche ai soccorritori il gruppo sanguigno di Lena, in modo che possano subito salvarle la vita con una trasfusione. Purtroppo però l’informazione data non è corretta e Lena rischia di morire…
Nel frattempo Hannah viene portata in un’altra stanza, affidata alle cure dell’infermiera Ruth. Tramite una serie di flashback scopriamo che la piccola vive da sempre in casa rinchiusa nello stesso posto con sua madre; che parla di viaggi e gite ma che in realtà non è mai uscita da quel posto tanto che, non riesce neppure a stare in una stanza illuminata e non conosce la luce del sole. In quella sorta di casa, che non era tale, insieme ad Hannah e Lena c’era anche un bambino, il fratellino della 12enne. E poi c’era il loro papà che non viveva in quella abitazione ma tornava quando ne aveva bisogno. Portava cibo, poco, regali in alcune occasioni ma soprattutto aveva educato secondo i suoi schemi i bambini. Regole ferree, orari, disciplina. Tutte cose che per loro, erano normalità. Non avevano visto nient’altro…
Entra in gioco la polizia e si scopre che Lena potrebbe essere una ragazza scomparsa 13 anni prima. I suoi genitori, avvisati dal detective che segue il caso sin dal primo giorno, corrono in ospedale da lei ma quando la vedono, si rendono conto che quella non è la loro bambina. Tutto cambia invece quando avvistano la piccola Hannah: è la copia della loro Lena, somiglia a lei quando aveva 10 anni. Dunque, se quella bambina è la figlia di Lena, la donna nel letto di ospedale che Hannah chiama mamma, chi è?
La mia prediletta: la storia di Lena, di Jasmine e delle altre donne
Si scoprirà dunque che la donna in ospedale è una donna scomparsa da mesi, che non è Lena. Il papà dei due bambini, che teoricamente è morto, ucciso da Lena prima della fuga, ha portato in casa altre donne dopo che la vera Lena, è venuta a mancare. Con il racconto di Hannah scopriremo che la sua vera mamma, Lena appunto, era incinta, aveva partorito ma era morta per via di una infezione successivamente. Da quel momento in poi, il padre dei due bambini, porterà in quella casa una serie di “mamme” che saranno una copia dell’originale, di Lena.
La polizia pensa che questo incubo sia finito, dopo aver trovato il covo, la casa e salvato il piccolo e recuperato anche il cadavere del sequestratore. Ma presto si scoprirà che dietro a questa storia, c’è una verità che nessuno si aspetta. L’uomo che ha rapito Lena, che ha preso Jasmine e tutte le altre donne è ancora vivo. E vuole solo una cosa, riprendersi la sua famiglia. In tutto questo ci sarà una alleata speciale: Hannah non sa distinguere tra bene e male e pensa che obbedendo al suo papà riavrà quella che per lei è famiglia, casa. Anche per questo il suo ruolo diventa chiave in una serie in cui appunto, è lei l’assoluta protagonista. “Sono una bambina grande, mi sono ricordata tutto, ho detto tutto nel modo giusto” ripeterà come un mantra Hannah, in attesa che suo padre torni a prenderla per ricominciare.
La mia prediletta il ruolo chiave delle donne
Abusate, picchiate, tradite, sequestrate. Sono le storie delle donne raccontare in questa serie a essere il collante per una narrazione che le vede protagoniste. Donne che, in ogni caso, si salvano da sole. Il ruolo chiave dell’infermiera Ruth che pagherà con la sua vita. Il ruolo della detective capace con le sue intuizioni di arrivare a chiudere il caso. E poi la piccola Hannah, ma anche Jasmine che comprenderà che si può salvare solo da sola. Nell’incubo ci è finita per colpa di un uomo, e quell’uomo può uscire dalla sua vita solo morendo. Una scelta cruenta ma che rappresenta un finale impeccabile per una vicenda così dura. E poi c’è anche la nonna, un’altra figura chiave di questa storia. Oltre a Lena, la prima donna scomparsa, che aveva dato ai suoi figli così tanto amore da far credere ai due bambini, che quella famiglia così strana, fosse comunque una famiglia perfetta.