Fiction e Serie TV

Oltre la soglia la serie che indaga nella psiche e porta in prime time la vita vera

La recensione della fiction Oltre la soglia in onda dal 6 novembre 2019 su Canale 5

A leggere i commenti dei telespettatori sui social si può davvero pensare che Oltre la soglia abbia fatto centro, che sia arrivata dove una serie italiana difficilmente arriva: colpire e portare in prime time una STORIA più STORIE degne di tale nome. Qualcuno scriveva ieri sera su twitter: “Quindi mi state dicendo che vale la pena guardare una serie italiana”? altri invece dicevano che Oltre la soglia ha tutte le carte in tavola per finire anche su Netflix. Ed effettivamente anche la nostra sensazione è che finalmente Mediaset abbia deciso di andare oltre. Oltre l’Isola di Pietro, oltre Rosy Abate, oltre il già visto. Oltre le solite tematiche, non a caso anche il titolo della serie stessa ci fa capire che qui, c’è dell’altro. E la scelta di una bravissima Gabriella Pession che già ne La porta Rossa ci aveva fatto venire i brividi nelle scene in cui parlava con il fantasma di suo marito, sentendolo vicino, è praticamente impeccabile. Tutto il cast è il vero punto di forza di questa serie: non attori messi lì per caso ma giovani che hanno del talento e che sono davvero professionisti degni di una fiction in prima serata, una fiction di cui valga la pena parlare.

OLTRE LA SOGLIA: LA RECENSIONE DELLA NUOVA FICTION DI CANALE 5

E non sappiamo se anche i numeri premieranno Oltre la soglia: le tematiche trattate sono forti, i temi sono complicati per chi cerca del relax post cena. Ma è una serie tv che serve. Serve ai ragazzi per capire che ci sono persone capace di aiutare, di ascoltare, di non ridurre tutto ad ansia e stress. Ci sono medici che non vedono negli psicofarmaci l’unica soluzione. E serve anche per far capire che in altri casi una terapia farmacologica è necessaria, che i farmaci non sono il male assoluto ma accompagnati alla giusta terapia, possono salvare la vita. E i temi trattati in questa serie servono agli adulti, troppo spesso impegnati nelle loro corse egoistiche per rendersi conto dei problemi dei ragazzi che pensate, vivono persino nella loro stessa casa.

Non è un caso tra l’altro che le prime due storie lasciano emergere un quadro familiare complicato. Nella vicenda di Jacopo un padre totalmente assente e una matrigna che non ha nessun interesse nel figlio. Non solo, anche altri adulti incapaci di rendersi conto del genio che c’è in lui. La scuola che lo reputa distratto, poco attento e nessun docente che va oltre. Mai citati in modo diretto chiaramente, ma facendosi un paio di domande, ci si chiede dove siano i punti di riferimento di questi giovani. E poi la storia di Dora, che pensa che qualcuno la voglia dividere in due parti con una motosega, metafora di due genitori egoisti che pensano solo a farsi la guerra, facendo naufragare i sentimenti e la psiche di una ragazza che vuole e vorrebbe solo voler bene a entrambi.

In questa marea di problematiche c’è Tosca una dottoressa bizzarra un po’ Dottor House un po’ dottor Goodwin ( non pensare alle due serie americane è praticamente impossibile) che mette al primo posto il bene dei suoi ragazzi, non senza portare sul piatto anche le sue di problematiche. A dimostrazione che vivere si può, non sopravvivere ma vivere e convivere. Tre parole diverse che rendono l’idea di quanto sia difficile e complicato uscire da una situazione di questo genere. La serie si, va oltre la soglia ma si ferma. Con la delicatezza giusta di una prima serata sulla tv generalista che forse, non si può spingere ancora troppo in là. Il lieto fine delle prime due vicende, e anche la luminosità nelle scelte dei colori, di una Roma che non sembra neppure la capitale completamente sommersa da rifiuti e brutture, ci ridà quella giusta serenità che ci lascia sperare. Quella luce alla fine del tunnel che grazie a una Tosca, che ognuno di noi può potrebbe trovare nella sua vita, arriverà. Non per tutti, è chiaro.

LEGGI QUI LE ANTICIPAZIONI DELLA SECONDA PUNTATA DI OLTRE LA SOGLIA

Parlare di queste tematiche in un paese dove dire che si sta “andando da uno psicologo” o in “analisi” è una macchia, è quasi una vergogna, non è semplice trovare la giusta chiave. Questa serie è un piccolo passo verso la retta via.

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