Luca Toni parla per la prima volta della morte del figlio (FOTO)
Solo dopo la nascita di altri due figli Luca Toni parla della morte del figlio Mattia e del dramma vissuto con la sua compagna Marta Cecchetto (foto)
Non tutti riescono a parlare dei propri dolori, soprattutto se sono così forti come quello vissuto da Luca Toni (foto) e dalla sua compagna Marta Cecchetto. E’ passato tanto tempo da quando tutti diedero la notizia della morte del figlio del calciatore. Il suo nome doveva essere Mattia, era ancora nella pancia della mamma quando il suo cuore ha smesso di battere. Il piccolo è nato morto nel giugno del 2012 e solo oggi Luca Toni trova la forza di raccontare qualcosa di quei momenti in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport. Ad un mese di distanza dal loro dramma andarono a Medjugorje, la fede li ha aiutati ma anche la reazione di Marta.
In quel viaggio Luca Toni ha capito che la fede che la fede lo accompagna sempre. Il calciatore rompe il silenzio e racconta: “Ce lo dica, dottoressa: ce lo dica’. Ci guardavano tutti senza avere il coraggio di parlare, e quegli occhi me li ricorderò finché campo. ‘Proviamo a cambiare macchina, magari questa non funziona bene’, ci avevano appena detto. No: era il cuore di Mattia, così doveva chimasi il nostro primo figlio, che non aveva più funzionato. ‘Ha smesso di battere ieri’: un terremoto dentro molto più forte di quello che ci aveva fatto spostare la sede del parto da Modena a Torino”. Toni e la sua compagna hanno poi avuto altri due figli, Bianca nata nel 2013 e Leonardo nel 2014.
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Marta si è dimostrata una donna molto forte: “Quello che Marta mi ha insegnato nei giorni successivi non ha prezzo, lì ho capito davvero quanto è forte la donna con cui sto: ‘Mi sistemo e ne facciamo subito un altro’, mi ha detto, e tre mesi dopo era incinta di nuovo, alla faccia di quelli che ci vedevano come genitori testimonial dei bimbi mai nati”. Poi conclude: “E se io e lei non fossimo così uguali nel detestare il piangersi addosso, se ci fossimo buttati giù, forse Bianca e Leonardo non sarebbero mai arrivati: questo sì che possiamo insegnarlo”.