Selvaggia Lucarelli e la foto di Vanessa Incontrada su Nuovo: la cosa migliore è ignorare
Anche Selvaggia Lucarelli commenta la vicenda della foto in bikini di Vanessa Incontrada e suggerisce la soluzione
Da quando Riccardo Signoretti ha postato sui social la foto che questa settimana si può vedere sulla rivista Nuovo, si è acceso un vero e proprio dibattito. Parliamo della fotografia che mostrava Vanessa Incontrada in bikini, al mare. Una foto che ha creato una discussione, che ha diviso. C’è chi non ci ha visto nulla di male: è una donna normale, che va al mare. C’è chi ha pensato che si fosse scelta una brutta foto, solo per vendere qualche copia in più. Chi ha parlato di bodyshaming, chi ha sottolineato che quella foto non andava pubblicata. Anche Selvaggia Lucarelli oggi, ha deciso di dire che cosa pensa di questo scatto che tanto sta facendo discutere. Per la giornalista, di fronte a questo genere di situazioni, c’è una sola soluzione: IGNORARE. E argomenta così il suo punto di vista: “Diversi giornali mi hanno chiesto un parere su questa storia della foto di Vanessa Incontrada al mare. Ho detto che non mi interessava dare un parere ai giornali su una copertina, perché secondo me la foto non è il problema. Ma, soprattutto, perché i giornali fanno parte del problema. “Nuovo” è una rivista che fa opinione quanto il parere del mio barista sotto casa. Se non si fosse fatto tutto questo casino riportando quella copertina all’infinito su tutti i social e i siti, quella foto avrebbe avuto la diffusione dell’ultimo album di Povia.“
Qui la foto su Nuovo
“E invece, il corto circuito vuole che tutti abbiano parlato di quella copertina dicendo che non doveva esistere quella copertina ma utilizzandola per qualche like e frase moraleggiante a caso” ha continuato la Lucarelli in un lungo post sui social.
Selvaggia Lucarelli commenta la foto di Vanessa Incontrada su Nuovo
La giornalista ha spiegato: “Io penso invece che quella copertina potrebbe esistere tranquillamente ed essere tranquillamente ignorata. È una celebrità in costume da bagno, ciascuno di noi può commentate quel che vuole a casa, in ufficio, dall’estetista e fine della storia. Dimenticarsene due minuti dopo, perché anche sticazzi dei giudizi in piazza sul corpo di Vanessa Incontrada.“
E ancora: “Invece il corpo diventa subito il fulcro della discussione. Ci sentiamo tutti in dovere di occuparcene, di stabilire che “è bodyshaming”. E perché? Perché una donna in carne fotografata in costume è bodyshaming e una donna magra fotografata in costume e messa in copertina va bene? Non è sempre il GIUDIZIO, IL CORPO CHE È IDENTITÀ, quello a cui mira il sistema, sia che il bikini in copertina sia della Incontrada che della Colombari?
La risposta è SÌ.“
La soluzione quindi è questa: “L’unica cosa che possiamo fare dunque, soprattutto quando si coglie anche la probabile goduria del direttore nel pubblicare uno scatto poco felice, è ignorare.
Anche perché parliamoci chiaramente: se voi foste Vanessa Incontrada sareste EVENTUALMENTE più infastidite da una copertina che ha visto mia nonna dal parrucchiere o dalle migliaia di tweet in mia difesa con quella copertina sbattuta ovunque? E ho specificato “eventualmente”, perché per quello che ne sappiamo la Incontrada, su quella foto, c’ha dormito su tutte le notti senza bisogno di Xanax.“
E poi: “Ci siamo però arrogati tutti il diritto di stabilire che una donna in carne si senta umiliata per una sua foto in costume (una che si sente umiliata dal solo stare in bikini manco ci va al mare forse).“
La scrittrice ha anche ricordato che: “esiste un tipo di bodyshaming misto a sessismo ben più subdolo ma molto praticato da tanti di quei giornalisti che ora poveraaaaa Vanesssaaaaa.
A me, per esempio, infastidisce di più la malafede, l’idea che li corpo venga attaccato per antipatia o vendetta, il fatto che si usi il corpo per svilire l’avversario, non la foto in sè.“
La Lucarelli ha poi concluso: “Spero di essere stata chiara. E se non lo sono stata, sintetizzando: fotografateci pure al mare. Tutte. Grasse magre filiformi cellulitiche toniche flosce, ma evitiamo le tavole rotonde sui corpi degli altri. E se proprio dobbiamo parlarne, facciamo che l’offesa sia la fotografata, non noi per procura. Anche perché implicitamente stiamo dicendo che quella foto ha qualcosa che non va.
Invece è il sistema che non va. E noi ne facciamo parte, spesso senza rendercene conto.”