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Isabella Ferrari racconta della sua malattia rara, dei due anni di terapia pericolosa, non poteva muoversi (Foto)

A Vanity Fari Isabella Ferrari ha raccontato tutto della sua malattia ma senza rivelare il nome (foto)

Isabella Ferrari vieni da me

Isabella Ferrari aveva già parlato della malattia rara che una mattina le impedì di muovere le gambe e a Vanity Fair ha raccontato anche della terapia a cui con coraggio si è sottoposta (foto). Continua a non rivelare il nome della patologia di cui soffre perché quando il medico lo disse a lei si spaventò molto perché andò subito a informarsi su Internet rimanendo sconvolta per le notizie che leggeva. L’attrice 55 anni sulla copertina di Vanity Fair è come sempre meravigliosa, oggi per fortuna una donna nuova ma per due anni era  tutte le mattine in ospedale; un passo alla volta ce l’ha fatta. Un percorso duro che le ha dato modo di capire che non bisogna avere paura di morire perché “è la paura di vivere a fregarti”. La Ferrari quella paura di vivere l’ha avuta a 20 anni e le ha causato anche esaurimenti e depressione. Leggendo la sua intervista sembra di vedere un’altra donna, si pensa sempre che i personaggi famosi siano fortunati, così al di sopra di tutto, ma non è così.

ISABELLA FERRARI SU VANITY FARI LA SUA MALATTIA

“Qualche anno fa succede che una mattina mi sveglio e non riesco più a muovere le gambe. Tutto è precipitato in fretta. Inizia il calvario delle visite e delle diagnosi” tutte diagnosi sbagliati, in Italia e all’estero, fino a quando dopo dolori accecanti e cortisone una notte il 2 giugno la ricoverano in ospedale vicino casa e incontra il medico che l’ha salvata che le suggerisce una terapia importante ma pericolosa, non era certo il risultato e decide di farla. Ogni tanti cercava di preparare i figli al peggio, la situazione peggiora.

 “Ogni mattina, per due anni, sono andata in quell’ospedale. E quando non potevo muovermi, dal letto della struttura chiamavo i miei figli via Skype per restare ancorata a loro e alla vita. Piano piano, un passo alla volta, ce l’abbiamo fatta”.



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