L’Ordine dei giornalisti contro la tv del dolore: io sto con Barbara
L'Ordine dei giornalisti chiede che si prendano provvedimenti contro la tv del dolore e si punta il dito contro Barbara D'Urso. Io sto con Barbara e in questo mio pezzo spiego il perchè
Cara Barbara, in Italia ogni giorno una donna viene uccisa, violentata, picchiata dal suo uomo, dalla persona che crede di amore. In Italia ogni giorno un ragazzo cerca un lavoro che gli viene negato anche se ha due lauree nel cassetto prese con il massimo dei voti e tanta voglia di fare e di imparare. In questa Italia ci sono persone che hanno tempo di occuparsi di te, pensa come è strano il mondo. Io per esempio me ne occupo e sai perchè? Perchè io un lavoro l’ho dovuto inventare. Ho costruito con le mie mani, e con l’aiuto di persone che amo, questo mio piccolo sito che oggi è tra i primi mille in Italia. Mi sono inventata un lavoro e se oggi posso avere una casa, e vivere da sola, facendo tutte con le mie gambe lo devo un pò anche al mondo dello spettacolo e alla tv. Lo devo ai programmi che ogni giorno vanno in onda e che ci permettono di scrivere articoli che ci fanno guadagnare quel poco che ci è però utile per tirare avanti. Il web funziona un pò così, anche se non sei una testata ( noi lo siamo stati fino a qualche mese fa ma per me questa non è una differenza in bene o in male) puoi dire la tua, puoi arrivare prima nei risultati di ricerca ( dopo aver passato le notti a studiare come funziona il web perchè all’università queste cose non te le insegnano). E pensa ti puoi anche permettere di scrivere le tue opinioni definendo persino trash alcuni momenti dei programmi che vediamo in tv, dalle tette di Veronica Maya su Rai 1 al momento in cui in quel di Domenica Live si parla di prediciottesimi. Noi lo facciamo con delicatezza, esprimendo la nostra opinione e senza offendere mai nessuno. Il lavoro che mi sono inventata mi ha permesso, pensa, anche di finire spesso proprio nella tua trasmissione grazie alle immagini prese dai siti di informazione che spesso mostrate. Oggi leggo che tutti puntano il dito contro di te. Il che non è una novità, ribadisco noi lo facciamo spesso perchè non le mandiamo a dire. Il problema diventa che a puntare il dito è una persona che dovrebbe pensare in primis ai ragazzi che sono giornalisti e che vengono sfruttati ogni singolo giorno. Già ma c’è crisi. Dimenticavo. Io sono una giornalista. Nel lavoro che mi sono inventata scrivo, commento tutto quello che accade nel piccolo schermo stando a casa perchè nessuno mi ha voluto in nessuna redazione o forse io non ho accettato le condizioni di chi mi chiedeva di lavorare gratis per vedere la mia firma su una grande testata. Chi si indigna e parla di tv del dolore quella tv probabilmente non l’ha mai neppure accesa. Io sono costretta a guardarla tutti i giorni, a lavorare anche dieci ore consecutive senza mai spegnerla nella speranza di poter dare per prima una notizia e nella speranza di poter commentare un fatto accaduto in una diretta. Nel lavoro che mi sono inventata il mio essere giornalista serve a ben poco e chi oggi parla di querele, di denunce, di esposti, dovrebbe pensare che il mio lavoro lo fanno in tanti. E se è vero che a volte si esagera con i toni, si esagera con le esclusive che non sono tali, si esagera cercando il mistero dove non c’è, è anche vero che oggi lo fanno tutti. Potrete obiettare che questa non è una giustificazione. Lo sappiamo bene. Lo so bene. E infatti il punto è proprio questo. E’ facile puntare il dito contro Barbara D’Urso fare una crociata contro di lei ma a questo punto, cara Barbara, ce la dovremmo prendere anche con tutta la tua redazione, con quei ragazzi che sono stati più fortunati di me e che oggi svolgono un lavoro egregio. Chi parla di denunce dovrebbe pensare che almeno quei giornalisti la possibilità di fare il loro lavoro ce l’hanno, dovrebbero pensare che stanno in diretta in attesa che succeda qualcosa per essere i primi a dirlo, un pò come me. E allora perchè non denunciare anche Sulas che nella vita fa il giornalista e che è quasi sempre presente in quel di Pomeriggio Cinque. Se dobbiamo spegnere la tv del dolore dobbiamo spegnere tutti. Dobbiamo fare in modo che in tv non si parli più dei casi di cronaca. Le famiglie chiedono rispetto. Le famiglie sono le stesse che prima però chiedono aiuto, gli amici sono gli stessi che vanno in tv a dire la loro ( amici poi è una parola strana in questi casi visto che ci si spaccia per amici anche se si è scambiato una sola parola con la vittima). A me oggi viene da dire che io sto con te Barbara non che tu abbia bisogno dell’appoggio di una sconosciuta ma semplicemente per il fatto che grazie a programmi come Pomeriggio Cinque, La vita in diretta, Chi l’ha visto o Quarto Grado io oggi sono qui a portare a casa alla fine del mese il giusto che mi serve per pensare di poter avere il futuro in questa Italia ipocrita in cui c’è tempo per pensare alle soubrette che si occupano di tv del dolore e non al fatto che i ragazzi non abbiano speranza e sempre più spesso scelgano la via più semplice, quella del suicidio.
Il mio iniziare questo pezzo con Cara Barbara è scontato per chi segue ogni giorno la tv del dolore. Non lo sarà per chi marcia su una battaglia troppo facile da vincere. Spegniamo la tv del dolore e il cervello dei tre milioni di italiani che la guardano.
P.S. Il non andare a capo all’inizio è dovuto a motivi tecnici, perdonate.
P.P.S. Da domani continueremo a sparlare, a criticare tutto quello che della D’Urso non ci piace, tutti i momenti trash che si potevano evitare ma noi lo faremo anche con tutti gli altri, programmi, con tutte le altre reti come del resto abbiamo sempre fatto.
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