Fiction e Serie TV

Gabriella Pession, è Eva in Crossing Lines: l’intervista

L'attrice italiana Gabriella Pession si è resa disponibile per un'intervista tra donne. Il 14 giugno andrà in scena su Rai 2 come eroina dell'anticrimine in Crossing Lines, la nuova serie televisiva americana del regista di Criminal Minds

Gabriella Pession, (Eva Vittoria nella serie) dopo la conferenza per la presentazione di Crossing Lines, la nuova serie di Rai 2, si è resa disponibile alle giornaliste per un’intervista di gruppo. Attrice italiana, di origini americane, non è soltanto bella e brava ma anche molto simpatica e disponibile. Ecco cosa ci ha raccontato.

Adesso vivi in America, a Los Angeles, e fai avanti indietro da Roma. Hai qualche progetto in mente? Stai facendo dei provini?

Adesso ci stiamo concentrando sul lancio della serie. Mi aspetto di tutto, anche se dovesse finire qui la mia avventura americana. Incrocio le dita!

Il sogno americano insomma?

Questa è una domanda che mi viene fatta spesso. Per me non è tanto un sogno americano, ma un po’ come un ritorno a casa. Mi hanno strappata dall’America quando avevo solo 5 anni e mi hanno portato in Italia. Premetto che io adoro l’Italia, e mi ci sento italiana, però il fatto di dover tornare a lavorare nel Paese in cui sono cresciuta, dove tutte le vicende più importanti della mia vita sono avvenute lì in America, non è tanto un sogno, ma un ritorno alle origini.

Come mai hanno deciso poi di ritornare in Italia?

La mia nonna materna, che si chiamava Gabriella come me, ed era completamente pazza come la nipote (ride), si è trasferita là quarant’anni fa e non è più voluta tornare in Italia. I miei genitori si sono separati mentre aspettavano me, poi si sono rimessi insieme quando avevo 5 anni. Per cui sono tornata indietro per papà.

E hanno deciso Milano ovviamente..

Si, hanno deciso Milano. Io stavo a Roma da 13 anni e facevo avanti e indietro, però casa è a Milano: i miei gatti sono a Milano!

Questo è il tuo primo ruolo da “soldato” no?

No, è il mio terzo. Ho già interpretato il ruolo di un capitano e di una poliziotta.

Dove sei più tu, nel ruolo di azione o di commedia?

Commedia! Io vorrei fare solo commedia. L’ho già detto anche in America. Mi piacerebbe fare una serie come “Family”, sarebbe un mio ideale. In “Crossing Lines” Eva, qualche volta, ha dei toni un po’ goffi e comici, che non erano previsti inizialmente. Bernero però ha deciso di tenerli. Devo dire che c’è una collaborazione che in Italia non ho mai trovato a livello di sceneggiatura.

Rossella l’hai già girata, la seconda serie, deve andare ancora in onda?

Si, andrà in onda a Ottobre su Rai 1. Ho finito di girarla il venerdì e il lunedì seguente mi sono ritrovata a girare “Crossing Lines”. Ho subito proprio uno choc perché sono passata dalle perle alle pistole (ride). Sono stata malissimo per due settimane, avevo paura di fare errori. Poi, dopo le due settimane, ho capito che stavo su un altro set. Rossella in questa serie è molto diversa dal primo anno, senza togliere nulla alla prima serie: è una versione più moderna, è girata in maniera differente e con una scelta fotografica diversa; anche le musiche sono più contemporanee, il mio look è differente, ho frangetta più sbarazzina. Si tratta proprio di una scelta estrema per rendere la fiction in costume moderna.

In America noi italiani sono considerati fino a un certo punto. Molto spesso quando un italiano arriva viene fatta un’associazione con la mafia. Credi che non siamo veramente ancora presi sul serio? Ti sei sentita un po’ stretta anche tu in questo abbinamento?

È la prima cosa che ho detto a Edward. Tutte le volte che mi chiedono dell’Italia c’è sempre un riferimento alla mafia. Ci lamentiamo, ma la colpa è un po’ anche la nostra  perché abbiamo contribuito nel portare questa immagine all’estero. Poi, un conto è quando critichiamo l’Italia tra di noi, ma se la criticano all’estero io divento pazza. La difendo come una leonessa!

E Berlusconi lo difendi?

No, Berlusconi non lo difendo. Riconosco il suo carisma perché non ce l’hanno nemmeno tanti attori. Però non posso difendere la politica italiana in questo momento. Credo che si commenti da sola. Non posso nemmeno giudicarla però. Per me l’Italia è veramente il primo Paese al mondo. Siamo veramente ricchi di risorse, però con la sola differenza che mentre in America rispettano il proprio lavoro e supportano i talenti, qui questo non accade. Il nostro è più un Paese fondato sull’invidia. Ricordo un po’ quando parlavano male di Muccino che era andato a lavorare in America.

Sulla differenza lavorativa tra l’America e l’Italia cosa ci dici?

Qui in Italia se hai già qualche supporto, o sei figlio d’arte, è molto più semplice. In America non gliene frega nulla. Puoi veramente arrivare dal paesino più sperduto: se sei bravo e meritevole fai il protagonista e vinci l’Oscar. Questa è una delle tante cose che io adoro degli Stati Uniti, il fatto di non togliere alle persone la libertà di poter sognare se si è veramente bravi nel far qualcosa. In Italia, tanti giovani, anche miei amici che sono molto in gamba, fanno fatica a trovare lavoro o non riescono a salire di grado. Si, è giusto pensare che bisognerebbe restare in Italia per dare un proprio contributo e migliorare la situazione, però è anche vero che la vita è una sola e bisogna viverla bene.

Cos’è che non ti piace degli Stati Uniti?

Non mi piace il fatto che, in particolare a Los Angeles, è tutto un po’ superficiale. Il sogno americano io non lo concepisco tanto. È una società che ti considera molto se sei vincente, se sei di successo, sennò è durissima se vivi negli Stati Uniti. L’Italia è più calda, quando torno qui mi sento più coccolata. Dell’America mi spaventa un po’ questo lato così rigido: l’essere un po’  tutti programmati a svolgere quella determinata cosa. Poi, però, se chiedi loro altre cose che non gli competono, non ti sanno rispondere. Questa cosa però non c’è a New York. Io parlo di Los Angeles perché vivo lì.

Sai che in Italia c’è l’emergenza del femminicidio. Vedi qualche differenza riguardo la considerazione della donna in America e in Italia, anche dal punto di vista lavorativo?

Non credo che l’America, sotto questo punto di vista, sia migliore del nostro Paese. Lì c’è anche il trash dei trash: mi capita spesso di vedere sulle copertine dei giornali americani dei personaggi che per me sono dei mutanti, non riesco nemmeno a definirli femminili. Credo che quest’epoca del trash sia un po’ globale. A mio parere quello per cui ci lamentiamo molto qui in Italia arriva  un po’ anche dall’America. Anche in America il femminicidio è molto presente. Forse qui in Italia se ne parla di più. Non credo, quindi, che in America le violenze domestiche siano superiori all’Italia, anche perché lì l’alcolismo, spesso causa scaturente nella violenza, è più diffuso. La donna è sicuramente più considerata anche a livello politico. Penso che a livello lavorativo le donne abbiano raggiunto più autonomia rispetto all’Italia. L’Italia è ancora un Paese “macista”.

Vedo che siamo rimaste tutte donne qui! Li abbiamo fatti fuori tutti! (Ride Gabriella insieme alle giornaliste).

Le tue origini italiane come vengono accolte negli Stati Uniti? Come viene vista la tua professionalità?

Loro adorano tutto ciò che è italiano, soprattutto il vestiario. Ogni volta che mi vedono, mezz’ora di conversazione è sulla mia borsa, sulle scarpe. Sono molto attratti da noi. Senza dubbio, rispettano molto la carriera che ho fatto qui in Italia. Tengono molto a valorizzare tutto quello che una persona ha fatto durante la sua carriera professionale passata. Però che i film che ho fatto io qui in Italia aiutino per la carriera americana, questo no. Non li considerano proprio!

A livello caratteriale cos’hai in comune con il personaggio di “Crossing Lines”?

Sono un po’ incazzosa (ride). Eva è un soldato che ogni tanto che perde le staffe, ed è una cosa positiva altrimenti sarebbe un po’ noioso interpretare un personaggio perfettino. Lei, invece, è focosa come me. Nel lavoro sono molto diplomatica, mi controllo di più, invece, nella mia vita personale sono molto impulsiva, però quando sbaglio chiedo scusa.

Hai sbagliato tante volte?

Si. (Ride). Ma l’importante è non continuare!

Uomo italiano o americano?

L’uomo americano non lo conosco tanto. Però l’uomo italiano è troppo protetto dalla mamma. Pertanto parlerei più delle mamme del maschio italiano!

Stai girando altre fiction o film al momento?

No, adesso mi riposo sennò muoio! Torno in America tra 10 giorni.

 



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