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Maria de Filippi spiega la sua posizione sul DDL Zan

Maria de Filippi dice la sua sul DDL Zan: ecco che cosa pensa

In una lunga intervista per La Stampa, Maria de Filippi ha parlato anche di quello che pensa in merito al dibattito che ormai da mesi, va avanti in Italia. Il tema caldo: il DDL Zan. Di certo la conduttrice non aveva bisogno di chiarire pubblicamente quello che è il suo punto di vista. Anni fa introducendo per la prima volta a Uomini e Donne il trono gay, aveva dimostrato che l’amore è amore, in qualsiasi sua forma e che non ci sono etichette. Non solo, era riuscita a portare nel pomeriggio di Canale 5 storie d’amore, poco importava se tra ragazzi dello stesso sesso, con una naturalezza, quella che tutti dovrebbero usare in questi casi, senza precedenti. Perchè capire che non fosse una eccezione, ma la normalità, non era facile. Ci si aspettava lo scandalo e invece ogni giorno, più di 3 milioni di spettatori seguivano le storie di questi ragazzi, e Claudio Sona, primo tronista omosessuale, è forse oggi tra i più amati, insieme al corteggiatore che scelse. Proprio perchè le discriminazioni vanno combattute con esempi, con storie, facendo capire che non c’è nulla di sbagliato, che è solo NORMALE.

Non solo, Maria de Filippi, secondo quelle che sono le ultime indiscrezioni sulla prossima stagione di Uomini e Donne, si starebbe preparando a un’altra prima volta: una tronista transgender nel programma di Canale 5. Non c’era quindi davvero bisogno che la de Filippi prendesse pubblicamente una posizione ma alla fine lo ha comunque fatto.

Maria de Filippi dice la sua sul DDL Zan

La libertà di espressione è un caposaldo fondamentale di ogni democrazia, ma non è intellettualmente onesto confondere la libertà di espressione con la libertà di insultare, discriminare o istigare ad atti di violenza e, in un certo qual modo, giustificarli” ha spiegato la De Filippi nella sua intervista per La Stampa. E ancora: ” Il dibattito sul decreto Zan ha assunto, come sempre accade in Italia, connotazioni e strumentalizzazioni di parte. Ma qui non siamo di fronte a una questione di parti o di partito, ma a una questione di civiltà”.

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