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Il monologo di Paola Cortellesi ai David di Donatello: le parole sono importanti

Il monologo di Paola Cortellesi contro la violenza sulle donne ai David di Donatello 2018 : le parole sono importanti

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Tra i momenti che ricorderemo della serata dei David di Donatello 2018 c’è sicuramente quello di cui è stata protagonista Paola Cortellesi. Anche le attrici italiane hanno voluto dare il loro contributo nella lotta contro la violenza sulle donne ( dalle molestie agli abusi fino all’omicidio). Lo hanno fatto affidando a Paola Cortellesi un monologo intenso che parte dall’importanza delle parole, dal lessico che usiamo tutti i giorni, senza accorgerci che anche semplicemente parando, facciamo del male a una donna. 

IL MONOLOGO DI PAOLA CORTELLESI SULL’IMPORTANZA DELLE PAROLE CHE SPESSO DISCRIMINANO LE DONNE

Ecco una parte del testo del monologo di Paola Cortellesi ai David di Donatello ( in onda su Rai 1 il 21 marzo 2018)

L’importanza delle parole, spesso non ci accorgiamo di come le donne, siano già discriminate nel lessico. La Cortellesi legge una serie di parole che se pronunciare con l’accezione maschile hanno un significato normale, se invece le si intende al femminile, cambiano significato, sottolineando un aspetto negativo. Per esempio: “Un cortigiano: un uomo che vive a corte; Una cortigiana: una mignotta. Un massaggiatore: un cinesiterapista; Una massaggiatrice: una mignotta. Un professionista: un uomo molto pratico del suo mestiere Una professionista: una mignotta Un uomo di strada: un uomo del popolo Una donna di strada: una mignotta”. E ancora: 

“Questa sera non voglio fare la donna che si lamenta e che recrimina, però anche nel lessico noi donne un po’ discriminate lo siamo. Sono soltanto parole, certo, però se fossero la traduzione dei pensieri allora sarebbe grave, sarebbe proprio un incubo. All’asilo, un bambino maschio potrebbe iniziare a maturare l’idea che le bambine siano meno importanti di lui, da ragazzo crescere in qualche modo nell’equivoco che le ragazze in qualche modo siano di sua proprietà, e poi da adulto potrebbe pensare sia giusto che le sue colleghe vengano pagate meno e a quel punto non sembrerebbe grave neppure offenderle, deriderle, toccarle, palpeggiarle… e fosse così potrebbe diventare anche pericoloso..”.

E alla fine di questo monologo si torna al punto di partenza perchè “tanto alla fine, sono solo parole”. Ecco forse più che arrabbiarci per il fatto che non ci sia il femminile di ministro o di sindaco, dovremmo pensare che ci sono cose ben più gravi, restando sempre in ambito lessicale, che si potrebbero cambiare. Lottiamo per i nostri diritti ma facciamolo in modo serio.  CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO 



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