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Raffaele Sollecito a OpenSpace: dal suo libro alle violenze subite passando per la voglia di riscatto

Raffaele Sollecito tra i protagonisti della prima puntata di OpenSpace spiega perchè ha deciso di scrivere un libro e parla del difficile periodo trascorso in carcere

Raffaele Sollecito tra i protagonisti della prima puntata di OpenSpace in onda l’11 ottobre 2015 è chiamato a rispondere alle domande di Nadia Toffa, la conduttrice, ma anche a quelle del pubblico a casa. Tra le altre cose gli chiedono se adesso che ha scritto un libro pensa che diventerà più simpatico a tutti come se Sollecito avesse bisogno di essere simpatico all’Italia o al mondo intero. Ma del resto il bello o il brutto di questo programma sono proprio le domande fatte da chi sta a casa sua davanti a un pc. Peccato però che non ci sia davvero interazione visto che il programma non va in onda in diretta. Ma torniamo all’intervista fatta a Raffaele Sollecito che ha parlato anche del suo libro e di come tutte le risposte che vogliamo, se mai le volessimo appunto, si trovano in questo suo lavoro. Un libro scritto per due motivi anche e spera che tutti presto si dimenticheranno di lui: perchè tutti devono sapere quello che lui ha vissuto conoscendo però quelle cose di cui mai si è parlato, da quello che accadeva a lui in carcere al difficile lavoro fatto dagli avvocati. E ancora scrivere questo libro significa uscire di scena ma lasciando il suo ricordo non quello che i media in questi anni hanno dato di lui.

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Tra i momenti più interessanti di questa intervista sicuramente quelli in cui Raffaele spiega cosa significhi vivere in una cella in isolamento: “Un giorno una infermiera mi aveva portato le mie pillole per la tiroide io la vedevo strana, diversa dal solito ma non riuscivo a capire che cosa aveva. Poi appena se n’è andata mi sono reso conto che ero nudo, lì ho capito che stavo perdendo davvero la ragion e la cognizione delle cose e ho chiesto di poter fare la vita comune”.

In carcere Raffaele ha avuto delle avanches ma non ha mai subito episodio di violenza “forse perchè sono sempre stato molto educato” racconta al pubblico di Italia 1.

E a proposito di un possibile risarcimento ( per il pubblico 500 mila euro potrebbero bastare): “Questa cosa è una cosa di cui si occupano i miei avvocati, quello che mi preme di più, in realtà, è portare all’attenzione di tutti quali sono gli errori e le responsabilità singole. Sarebbe giusto che le persone che hanno sbagliato si assumessero le loro responsabilità”.



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