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Dalla patata di Rocco Siffredi a quella di Cracco: le multe sono salatissime

Storie di patate, da quelle di Cracco a quelle di Rocco Siffredi. Multe più salate delle patatine fritte per quattro produttori che hanno mentito sugli ingredienti delle chips in busta. Ecco quali sono

La patata di Rocco colpisce. E anche quella di Carlo Cracco. Per Siffredi e per lo chef di Masterchf non ci sono buone notizie. Patatine fritte in busta pubblicizzate come prodotti a base di ingredienti sani: alcune famose marche sono state multate. Nel mirino dell’Antitrust sono finite quattro famose azienda produttrici, tra gli altri prodotti, di chips in busta. Stiamo parlando del “San Carlo”, di “Amica chips”, di “Pata” e di “Ica Foods”. Le sanzioni pecuniarie vanno da un minimi di 150 mila ad un massimo di 350 mila euro.

LA SORPRESA NELLE PATATINE IN BUSTA E’ UN VERME

L’importo delle sanzioni comminate dall’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella è anche proporzionato e rapportato alla dimensione dell’azienda e agli introiti della stessa. Soprattutto le prime due sono molto famose visto che i testimonial sono, rispettivamente, Carlo Cracco e Rocco Siffredi. La pubblicità di queste patatine esaltava ad esempio l’uso di olio d’oliva mentre invece, esaminando la composizione delle stesse, questo risulta essere presente in misura nettamente inferiore a quella di altri oli vegetali. Ora nessuno certo può pensare che le patatine fritte pre confezionate siano un alimento sano ma questi tipi di pubblicità restano messaggi ingannevoli e, come tali, vengono giustamente sanzionati.
L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha spiegato che “attraverso diciture e immagini suggestive, venivano attribuiti a taluni prodotti specifiche caratteristiche nutrizionali o salutistiche non corrette oppure si fornivano informazioni, in merito alla composizione e agli ingredienti o alle modalità di trasformazione o cottura, attribuendo ai prodotti anche ‘vanti di artigianalità’ nonostante la loro natura industriale”. Sotto accusa anche la dicitura “con ridotto contenuto di grassi” riportata nei sacchetti di patatine. Anche in questo caso la percentuale di riduzione tanto ostentata era a ben vedere “inferiore a quella consentita oppure priva o non adeguatamente accostata – nello stesso spazio visivo e con la medesima evidenza grafica – allo specifico termine di raffronto utilizzato quale versione base dello stesso prodotto”. Insomma vietato scrivere sulle confezioni di questi prodotti industriali parole come “artigianale”, “fatto a mano” o “casareccio”. Se vi trovate di fronte a scritte del genere non ci credere, neanche se a dirvelo è Cracco.



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