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Utero in affitto: genitori adottivi abbandonano figlio nato down

Alla ricerca del figlio perfetto: Gammy restituito alla donna che ha prestato l'utero perchè nato down. Su internet colletta di solidarietà per aiutare madre e piccolo

L’utero in affitto è una soluzione a cui ricorrono oggi molte coppie che non possono avere figli. Ma la storia che ci arriva dalla Thailandia ci fa riflettere sui risvolti non sempre etici di queste situazioni. Due genitori adottivi australiani hanno rifiutato di crescere uno dei due gemelli partoriti da madre surrogata perché nato down. La coppia ha portato via con sé la femminuccia lasciando il maschietto, Gammy, affetto da sindrome di down, alla madre naturale.

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Quest’ultima, una signora thailandese, con gravi difficoltà economiche, si è rivolta al web su consiglio di uno dei medici che l’ha assistita durante il parto. Sul sito Gofoundme è partita una colletta di solidarietà per aiutare la donna a crescere Gammy ed è stata raccolta una cifra considerevole e inaspettata. Il piccolo peraltro soffre anche di una patologia congenita cardiaca e quindi necessita di cure costose. I problemi congeniti del neonato si sono evidenziati all’ecografia eseguita al terzo mese di gravidanza: la donna, buddista, ha rifiutato l’aborto ma i genitori adottivi hanno chiarito che quel bambino non era il benvenuto a casa loro.

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Grazie alla solidarietà scattata su internet questo bambino potrebbe per fortuna avere un futuro ma il caso ci spinge a riflettere anche sull’abuso di uteri in affitto soprattutto nei Paesi poveri. Dopo questa disavventura infatti la donna thailandese ha voluto mettere in guardia le sue connazionali: per questa gravidanza, secondo gli accordi, lei avrebbe dovuto guadagnare 13373 dollari, una bella cifra per chi vive in un Paese povero, ma se qualcosa non va come previsto, come accaduto a lei, i genitori adottivi spariscono spesso nel nulla voltando la faccia alla malcapitata di turno che resta sola. I bambini non sono oggetti in vendita. è bene ricordarlo. Adottarne uno non significa pretendere che sia perfetto secondo i nostri canoni.

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