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Una fossa comune con oltre ottocento piccoli corpicini: l’Irlanda ancora una volta sotto choc

Più di ottocento bambini morti per fame e malattia sepolti poi in una fosse comune. Succede in Irlanda: la cittadina di Tuam è sotto choc dopo la recente scoperta

Tanti bambini innocenti con una apparente colpa: quella di essere venuti al mondo; venuti al mondo da ragazze senza pudore, almeno per le regole dell’Irlanda cattolica di qualche decennio fa, dove concepire un bambino fuori dal matrimonio era cosa impensabile. Le ragazze madri erano qualcosa di peccaminoso e scandaloso per le comunità e lo scandalo che sta travolgendo la cittadina di Tuam ci riporta indietro nel tempo, neppure troppo lontano. Le foto ancora si scattavano in bianco e nero ma le emozioni, i ricordi e il dolore invece sono a colori, soprattutto per quelle mamme, per quelle piccole donne che spesso vedevano morire i loro bambini: non mangiavano bene, avevano diritto a poche ore di coccole con la loro mamma e spesso venivano poi mandati via. Adottati ma forse a loro modo erano anche fortunati. Abbiamo ancora tutti in mente la storia di Philomena la protagonista dell’omonimo film. Questa volta però a venire alla luce dall’Irlanda non è lo scandalo dei bambini venduti, c’è qualcosa che forse è ancora peggio. Una fossa comune, più di 800 corpicini. Tutto da verificare ancora ma quelle piccole ossa, quei resti proprio dove una volta sorgeva una sorta di casa di accoglienza-convento per le ragazze madri. L’Irlanda si ridesta ed è ancora incubo. Tutti sapevano, nessuno parlava. I motivi difficili da capire ma il potere della chiesa in quegli anni era incontrastabile e il coraggio di poche mamme così giovani forse non bastava. Le suore erano le uniche pronte ad accogliere i bambini che nessuno voleva e le mamme della vergogna. Ma in alcuni casi forse i soldi e il lavoro che le ragazze offrivano non erano sufficienti per pagare le cure dei bambini, per dare loro un posto dignitoso e così a quanto pare in meno di quarant’anni più di 800 bambini sono morti. Non hanno neppure meritato una degna sepoltura, non hanno meritato neppure un pezzettino di terra con una croce sopra. Sono finiti tutti insieme in una fossa comune e riposano lì, mentre oggi si discute sulla possibilità di fare un monumento per ricordarli. Si dice che un monumento serva a non dimenticare, forse bisognerebbe invece ricordare senza il bisogno di un’opera d’arte moderna. Forse si ricorderebbe meglio se su un giornale irlandese si leggessero i nomi dei responsabili; si ricorderebbe meglio se i parenti dei piccoli morti avessero una sentenza, delle condanne, se insomma avessero quella giustizia che un tempo poteva essere solo un’utopia. I bambini della chiesa, così li chiamavano, che sono sopravvissuti hanno ancora negli occhi tutto l’odio che quella società provava per loro. Oggi le ferite si riaprono con questa scoperta che probabilmente non ha destato molto scalpore nella comunità che non poteva non sapere quello che succedeva.

La scelta di non usare il condizionale è voluta. A volte non c’è bisogno di aspettare un test, delle analisi per capire quello che è successo davvero. Voi che ci leggete considerate che il tutto è ancora da verificare, poi decidete se preferite illudervi con un condizionale o preferire un passato remoto che spezza il cuore.



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