Precaria trova 100 milioni in vecchie lire: per Bankitalia nessun valore
Il tempismo nella vita può essere fondamentale: lo sa bene questa donna di Viterbo che ha trovato una cifra che poteva cambiarle la vita quando ormai non valeva più nulla
Trovare una cifra milionaria può cambiare la vita, soprattutto ad una donna precaria: ma è fondamentale che non siano milioni del vecchio conio. La beffa del destino ha visto come protagonista suo malgrado Claudia Moretti, una donna di Viterbo, illusasi di poter cambiare vita dopo aver trovato 100 milioni delle vecchie lire.
La doccia fredda è arrivata quando Bankitalia ha negato qualsiasi valore al denaro: ormai i tempi per convertire le vecchie lire in euro sono scaduti da anni e tutte quelle banconote non sono altro che carta da mandare al macero. L’unico modo per guadagnarci qualcosa (ma certo poche centinaia di euro) è vendere le banconote originali a collezionisti e appassionati di numismatica. E così i sogni della 42enne autrice del ritrovamento, precaria in un call center di Pesaro, si sono infranti. Le banconote sono state rinvenute in una scatola di metallo sotterrata da dischi in vinile e altri oggetti vintage. Il “bottino” apparteneva allo zio materno, morto senza lasciare moglie o figli: erano i risparmi di una vita. Andati in fumo. Lo zio Antonio è morto nel 2000 e Claudia è sua erede ma nessuno in famiglia sospettava che avesse risparmiato tanto nella vita e solo ora Claudia e il padre si sono decisi a mettere in ordine gli oggetti a lui appartenuti e conservati nella soffitta del suo vecchio appartamento.
E pensare che, se solo avesse trovato la scatola milionaria qualche anno fa, la donna avrebbe potuto convertire il contenuto in euro, portando a casa poco più di cinquantunomila euro. Oggi invece le banconote in lire hanno perso valore legale. Claudia Moretti non si è arresa e si è rivolta ad un avvocato dell’Agitalia, un’associazione per la tutela dei consumatori esperta nella riscossione dei libretti bancari e postali scaduti. L’interpretazione giuridica infatti lascia spazio ad una speranza nel caso in cui i dieci anni previsti per il cambio lira/euro si facessero decorrere dalla data del ritrovamento della scatola e non dell’introduzione della nuova moneta.