PMI allergiche al web? Le soluzioni per non perdere il treno della rete
Sono ancora poche le piccole e medie imprese che credono nel mondo del web eppure gli strumenti non mancherebbero
La crisi, la poca voglia di sperimentare, il legame solido con il passato, la paura del web: questi sono alcuni dei tanti motivi che portano le Piccole e Medie Imprese italiane a pensare ancora che il mondo del web sia una giungla. Una giungla che non può che far paura a tutti, magari anche ai clienti. Proprio per questo l’Italia continua a essere indietro rispetto agli altri paesi del mondo e d’Europa. Eppure le possibilità sono ormai infinite: creare un sito web, avere un piccolo spazio in questa famosa giungla, non è poi così difficile (sul potere di internet, del resto, basterebbero le parole di Papa Francesco che di certo tecnico non è: Papa Francesco commenta che internet è un dono di Dio)
Con un click tutto diventa possibile. Poche semplici mosse per creare il sito che sia l’immagine di una azienda: un sito di facile fruizione, un sito più complesso per chi vuole una vetrina invitante, un sito che non dimentichi le origini. Pochissime sono le imprese piccole e medie che hanno capito l’importanza di avere un sito, di essere attivi sui social, di avere un rapporto anche con gente lontana ma vicina grazie allo strano mondo di internet. I numeri del resto parlano abbastanza chiaramente.
I dati sul rapporto tra PMI
Diamo un’occhiata agli ultimi dati forniti da Google che ci danno un’idea di quello che succede nel settore delle imprese in Italia: 3 pmi su 4 non usano i social network, appena il 34% ha un sito, solo la Bulgaria fa peggio di noi in quanto a uso dell’e-commerce e addirittura il 40% delle aziende è convinta che la Rete non sia utile per il proprio business. La cosa che dovrebbe farci riflettere è anche un’altra: la crescita della richiesta dei prodotti made Italy da comprare on line è aumentata. Viaggiamo intorno al 12% in più rispetto al 2013, quindi apparentemente tutte le piccole e medie imprese dovrebbero cercare di capire come sfruttare al meglio anche la possibilità di vendere on line. I dati che vi abbiamo fornito sono stati presentati al Maxxi di Roma durante convegno al quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente di Symbola e presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci, il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, Giorgia Abeltino, Head of Public Policy di Google in Italia, oltre alla presidente di Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri. Dati ripresi dal Sole 24 ore che ha sottolineato come sia importante che le imprese capiscano in che direzione andare.
Da dove si parte? Immaginiamo di avere un budget non troppo elevato e di fare tutto con le nostre mani. Il primo passo da fare è quello di avere un hosting. Un termine che magari ai più non dice nulla. Un hosting è lo spazio virtuale in cui si posizionerà il nostro sito. E di conseguenza dobbiamo anche scegliere il nome del nostro blog o portale. Pensiamo di voler aprire un sito che racconta la storia del nostro marchio di abbigliamento. Insieme al classico “www” il nome del sito dovrà essere scelto da noi. Può essere semplicemente il brand che abbiamo da sempre usato, il nome del negozio, il nome della famiglia. Il passo successivo è quello della registrazione. Esistono diverse realtà alle quali possiamo rivolgerci, vi citiamo ad esempio il web hosting 1&1, che da poco tempo a questa parte offre anche le nuove estensioni di dominio uscite (come .pizza, .hotel, .roma ecc.).
A questo punto iniziamo la fase della creazione: possiamo scegliere una vasta gamma che lo stesso gestore dell’hosting ci offre. La tipologia del sito dipende dalla nostra attività. Possiamo guardare on line altri modelli a cui ispirarci e troviamo sempre sul web, con una brevissima ricerca su Google, le guide che ci spiegano anche come realizzare, impaginare e creare i contenuti che saranno lo scheletro del nostro portale. Puntiamo sulle immagini, raccontiamo la nostra storia, creiamo un rapporto stretto con il cliente, pensiamo sempre che sia di fronte a noi. Già, perchè se anche azienda e cliente sono distanti, il sito internet ha l’obiettivo di avvicinare le due parti.