Gigi Buffon e la depressione: dagli attacchi di panico alla risalita
Nella sua autobiografia Gigi Buffon parla anche di un momento buio della sua carriera e della depressione: ecco come ne è uscito
Esce oggi l’autobiografia di Gigi Buffon, scritta con Mario Desiati e pubblicata da Mondadori, si intitola «Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi». In una lunga intervista al Corriere della sera, l’ex portiere di Juventus e Nazionale, racconta qualcosa che ha rivelato nel libro. Tra i passaggi più interessanti c’è sicuramente quello legato alla depressione. Buffon spiega come si è reso conto che c’era qualcosa che non andava e quello che ha fatto per iniziare il suo personale percorso verso la guarigione.
Gigi Buffon e la depressione: il racconto sul Corriere
Nella sua intervista al Corriere della sera, l’ex calciatore racconta: “Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio“.
Poi per la prima volta anche in campo succede qualcosa: “Un attacco di panico. Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita“.
Non era una partita fondamentale, non si scendeva in campo per una finale. Era una gara come tante prima ne aveva giocate ma in quella occasione per lui, tutto era diverso. Racconta Buffon: “Juve-Reggina, in casa. Andai dall’allenatore dei portieri, che era un grande: Ivano Bordon. Lui mi tranquillizzò: “Gigi, non devi giocare per forza”. Ripresi fiato. Guardai scaldarsi il secondo portiere, Chimenti, che è un mio carissimo amico. E pensai che ero davanti a una sliding door, a un passaggio decisivo della mia carriera, della mia vita. Mi dissi: Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0. Ma il problema rimaneva. Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione“.
L’ex portiere racconta come ne è poi uscito, andando alla scoperta di nuovi interessi, come ad esempio la pittura. E spiega: “Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio“. Il racconto di Gigi Buffon è nel suo libro, da oggi in vendita.