Smart working ottobre 2020: cosa cambia per genitori e lavoratori
Smart working, ecco che cosa cambia dopo il 15 ottobre per i dipendenti pubblici, i privati e i genitori
Il 15 ottobre segna la fine dell’emergenza Coronavirus e, dal giorno successivo, alcune regole verranno modificate per coloro che in questi mesi hanno lavorato da casa. Smart working, cosa cambia dopo il 16 ottobre per dipendenti, privati e genitori? Andiamo a mettere a fuoco alcuni punti importanti per capire come si “evolveranno” le abitudini lavorative di moltissime persone alle prese con un nuovo “rientro”. Come ci si comporterà in vista del rientro in ufficio? Molte aziende stanno valutando se continuare comunque a lavorare in questa modalità, dando quindi ai dipendenti la possibilità di restare a casa per evitare possibili contagi in ufficio.
Smart working, cosa cambia dopo il 16 ottobre per i genitori
Partiamo dai genitori che in queste ultime settimane hanno potuto contare sulla riapertura delle scuole per i loro bambini. Anche dopo il 15 ottobre, data che segna la fine dell’emergenza, il genitore lavoratore dipendente potrà svolgere la prestazione di lavoro in modalità smart working in caso di quarantena predisposta per il figlio minore di 14 anni e convinvente. Nel caso in cui il lavoro non possa essere svolto da casa, i genitori potranno sfruttare un’altra opzione: quella del congedo parentale per cui uno dei genitori, alternativamente, potrà astenersi dal lavoro per tutto o parte del periodo corrispondente alla durata della quarantena del figli. In questo caso è prevista una indennità pari al 50% della retribuzione solita.
Smart working, cosa cambia per i dipendenti pubblici e i lavoratori disabili
Qualche novità anche per i dipendenti pubblici e i lavoratori disabili che dal 15 ottobre dovrebbero rientrare a lavorare “regolarmente”. La normativa vigente ha prorogato fino al prossimo 31 dicembre 2020 il lavoro cosiddetto agile per il 50% dei dipendenti della Pubblica Amministrazione con mansioni che possono essere svolte da casa. Per quanto riguarda invece i lavoratori portatori di handicap, c’è la possibilità concreta – da parte dei datori di lavoro – di stipulare degli accordi aziendali con le rappresentanze sindacali aziendali (RSA/RSU) o territoriali che regolamentino il ricorso allo smart working, prevedendo ad esempio priorità di accesso ai lavoratori con handicap o che assistano familiari in tali condizioni.
Smart working, cosa cambia nel settore privato
Le nuove attivazioni dello smart working nel settore privato dovranno seguire le regole ordinarie, cioè prevedere un accordo firmato dai singoli lavoratori in cui verranno messe, nero su bianco, le modalità di esecuzione della prestazione fuori dai locali aziendali e le regole di esercizio fissate del datore di lavoro.
Tante regole dunque potrebbero cambiare dopo la metà di ottobre per cercare di garantire il lavoro anche in alcune situazioni di emergenza, specialmente in caso di genitori con figli a carico.