Pensioni ultime notizie, si esce a 64 anni con una riduzione dell’assegno?
Il presidente dell'Inapp parla della necessità di rendere più flessibili le pensioni e della possibilità di lasciare il lavoro a 64 anni con una riduzione dell'assegno
Pensioni ultime notizie, arriva l’ipotesi dell’uscita a 64 anni con una riduzione dell’assegno. E’ questo quanto emerge dalle parole di Stefano Sacchi, presidente dell’Inapp, l’Istituto Nazionale per le Analisi Politiche Pubbliche. Nel corso di un incontro avvenuto a Roma, ha detto la sua circa il problema delle pensioni e dello scalone di 5 anni che subentrerebbe al termine della fase sperimentale della quota 100. Un lavoratore che raggiunge i requisiti a dicembre 2021 potrebbe uscire a 62 anni con 38 anni di contributi, mentre un lavoratore che arriva a questa quota a gennaio 2022 dovrebbe aspettare 5 anni. Anche per l’Inapp è emersa la necessità di ammorbidire tale scalone. Ecco dunque qual è la proposta e come si può fare per migliorare la flessibilità in uscita.
Riforma pensioni ultime notizie, arriva la proposta di uscire a 64 anni con una riduzione dell’assegno
Il presidente dell’Inapp ha parlato delle conseguenze di quota 100. Come sappiamo, quest’ultima misura non ha subito modifiche per il 2020 e dunque continuerà invariata. Il problema arriverà dopo, al termine della sperimentazione fissato al 31 dicembre 2021. E’ necessario agire e trovare una soluzione per garantire una flessibilità in uscita così da non creare disparità eccessive. Per Stefano Sacchi è perciò necessario mettere a punto delle misure che vadano ad ammorbidire lo scalone di 5 anni che si andrebbe a creare in modo inevitabile.
Per il presidente dell’Inapp Stefano Sacchi bisogna pensare a un sistema pensionistico moderno. Questo dovrebbe avere una flessibilità in uscita. E’ necessario però pensare a una riduzione dell’assegno per chi lascia prima il lavoro. Dunque i lavoratori dovrebbero certamente avere la possibilità di uscire prima dal lavoro, sapendo però di vedere ridotto l’assegno. Le pensioni che si ottengono non devono però toccare la soglia di povertà, ma bisogna prevedere degli adeguamenti.
Per coloro che rientrano nel sistema misto, del sistema retributivo e contributivo, sarebbe giusto prevedere l’uscita almeno 3 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia, dunque a 64 anni purché si accetti il calcolo contributivo, con una decurtazione pari al 15% sull’assegno. La pensione deve però essere pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale, arrivando a un importo minimo mensile di almeno 1.280 euro.
La necessità di garantire una flessibilità in uscita al termine di quota 100 è ampiamente discussa in questo periodo. Già da gennaio verranno effettuati incontri tra Governo e parti sociali per discutere del sistema previdenziale, per renderlo più equo, efficiente ma anche sostenibile. Al momento sono diversi i punti critici e anche Pasquale Tridico dell’Inps ha parlato dell’argomento, come vi abbiamo detto qui.