Pensioni, quota 100: spunta l’ipotesi di un taglio agli assegni
A partire dal 2022 le pensioni quota 100 potrebbero sparire. Arriva però l'ipotesi di un taglio agli assegni dei pensionati
Pensioni, quali sono le novità su quota 100? A quanto pare spunta l’ipotesi di un taglio agli assegni. In questi giorni si è ampiamente parlato del destino di questa misura e qualche giorno fa il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico non ha dato speranze a questa misura. Ha infatti dichiarato che andrà a concludersi al termine della sperimentazione, alla fine del 2021. In queste ore però circola un’altra ipotesi ed è quella che, a partire dal 2022, le pensioni quota 100 possano continuare con un sistema diverso che, di fatto, porta a un taglio dell’assegno. Scopriamo in cosa consiste questa ipotesi e quali sono le possibilità che venga attuata.
PENSIONI QUOTA 100: ARRIVA IL TAGLIO AGLI ASSEGNI?
L’ipotesi, che arriva da Il Foglio, è che, a partire dal 2022, la quota 100 possa essere soggetta al ricalcolo contributivo, come accade ora con l’opzione donna. Di fatto questo sistema prevede delle penalizzazioni. Attualmente i pensionati con la quota 100 non subiscono tagli all’assegno mensile, in quanto questo dipende solo ed esclusivamente dagli anni di contributi versati.
L’idea nasce per far fronte alla situazione paradossale che andrebbe a verificarsi a partire dal giorno 1 gennaio 2022, che provocherebbe una forte disparità. Infatti, mentre i lavoratori che raggiungono i 62 anni di età e i 38 anni di contributi fino a dicembre 2021 possono lasciare il lavoro, quelli che compiono questi anni nel 2022 devono aspettare (almeno) fino al 2027 per lasciare il lavoro.
Pensioni quota 100, come cambia l’assegno con il sistema del ricalcolo contributivo
Con un sistema del genere la quota 100 andrebbe a subire una serie di modifiche. Questo al fine di non togliere ai lavoratori la possibilità di lasciare il lavoro prima del previsto evitando però un bagno di sangue per quanto riguarda i conti pubblici. Inoltre in questo modo molti lavoratori sarebbero disincentivati nel preferire questa misura ad altre.
C’è da dire che già a oggi la misura non registra più i consensi di febbraio. Le domande sono calate in maniera evidente e si stima che, dal 2021, non arriveranno più di 50mila domande in un anno. Insomma, bisognerà ragionare ancora sulla quota 100 prendendo in considerazione diverse possibilità al fine di garantire a tutti gli stessi diritti. Sta di fatto che comunque la quota 100 risulta essere una misura penalizzante per alcune categorie di lavoratori, come le donne, che hanno difficoltà a raggiungere gli anni di contributi richiesti. Anche su questo punto si dovrà lavorare per riconoscere il lavoro di cura delle donne nei confronti dei figli, molto importante per la società.