Pensioni ultime notizie opzione donna: periodo di maternità escluso dal calcolo dei contributi
Per le pensioni opzione donna il periodo di maternità va escluso dal calcolo dei contributi
Pensioni ultime notizie opzione donna: il periodo di maternità va escluso dal calcolo dei contributi. L’opzione donna è una delle misure previste per quest’anno per l’uscita anticipata dal lavoro. Come si intuisce dal nome, è destinata alle persone di sesso femminile. Le donne possono lasciare il lavoro con 35 anni di contributi versati e 58 anni di età se dipendenti, 59 se autonome. Questo comporta però un assegno più basso, dato il calcolo esclusivo con il sistema contributivo, e dunque gli importi subiranno dei tagli che si aggirano intorno al 20-30%. Scopriamo quindi quali sono i requisiti per andare in pensione con l’opzione donna e perché il periodo della maternità non rientra nel calcolo dei contributi.
PENSIONI ULTIME NOTIZIE OPZIONE DONNA, CHI PUO’ LASCIARE IL LAVORO CON QUESTA FORMULA
Come vi abbiamo anticipato, ci sono dei requisiti contributivi e anagrafici per andare in pensione con questa misura destinata alle donne. Bisogna dunque aver maturato 35 anni di contributi alla data del 31 dicembre 2018 e avere almeno 58 anni di età per le dipendenti, e 59 per le autonome. Anche tale requisito deve essere stato raggiunto entro il 31 dicembre 2018. Chi è in possesso di questi requisiti e fa la domanda, riceve la pensione dopo 12 mesi, se lavoratrice dipendente, e dopo 18 mesi se autonoma.
Maternità e calcolo dei contributi per le pensioni opzione donna, ecco come funziona
Ma quali periodi contributivi possono rientrare nel calcolo per raggiungere i 35 anni necessari all’uscita dal lavoro? A quanto pare il periodo relativo alla maternità non può essere preso in considerazione. Il calcolo per accedere all’opzione donna è contributivo e dunque l’Inps deve considerare le settimane coperte da contribuzione. Dunque si possono prendere in considerazione esclusivamente i contributi realmente accreditati. oltre ad escludere il periodo di maternità, tale sistema lascia fuori anche altre situazioni, come la malattia, la disoccupazione, il congedo parentale e simili. Si possono invece considerare i periodi coperti da riscatto volontario dei contributi, come quello della laurea.
Inoltre, i contributi che si possono considerare per accedere all’opzione donna, sono quelli soggetti al sistema contributivo, e dunque successivi al 31 dicembre 1995. Per i periodi precedenti bisogna chiedere all’Inps la migrazione dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo per gli anni necessari al raggiungimento del requisito per opzione donna.
Dunque, per arrivare ai 35 anni di contributi necessari, vanno sottratte le settimane di maternità, congedo parentale, malattia e via dicendo. Si possono considerare solo le settimane di contribuzione effettiva e i contributi volontari o il riscatto della laurea.