Economia

Pensioni novità: età pensionabile e aggiornamento requisiti uscita uomini e donne dal 2018

Tutti i requisiti per uscire dal mondo del lavoro a partire dal 2018. Cosa è cambiato con le modifiche apportate all'età pensionabile e il caso dell'Ape

Con l’approssimarsi delle elezioni, torna a far capolino nella discussione politica la questione delle pensioni. Una discussione che del resto aveva visto un netto intensificarsi proprio di recente, quando a seguito di quanto stabilito dalla legge Fornero era maturata l’eguaglianza tra uomini e donne per quanto riguarda l’età pensionabile, che a gennaio si attesterà a 66 anni e sette mesi, con l’aumento di un anno per le dipendenti private e di 6 mesi per quelle autonome.
Proprio per effetto di quanto disposto dal governo Monti, l’età pensionabile sia per gli uomini che per le donne in Italia è ora la più alta d’Europa, oltre ad essere destinata ad innalzarsi ulteriormente con l’aumento dell’aspettativa di vita, tanto che già nel 2019 si dovrebbe arrivare a quota 70 anni.

Per capire quanto sta accadendo nel nostro Paese, basterà ricordare come in Germania questa quota sarà toccata solo nel 2030, nel Regno Unito nel 2028 e in Spagna nel 2027. L’unico concorrente del nostro Paese che si avvicina allo standard imposto è la Francia, ove quota 67 anni sarà toccata nel 2022. Una situazione che ha spinto i sindacati a chiedere all’esecutivo di rinviare il tutto almeno al 2021, minacciando la mobilitazione in caso contrario.
Intanto, però, si registrano altre novità in tema pensionistico, che hanno spinto anche i partiti politici a far sapere il loro orientamento su quanto sta accadendo, con M5S e Lega Nord scatenati all’opposizione della legge Fornero e pronti a spingersi a dichiarare la loro volontà di cancellarla, al fine di sanare una situazione esplosiva.

Le ultime novità sull’età pensionabile

Dal primo giorno di gennaio del 2018, quindi, tutti i lavoratori italiani, si tratti di uomini o donne, provenienti dal settore pubblico o privato e i lavoratori autonomi, una volta maturati i requisiti potranno andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi. Un limite dal quale saranno però escluse alcune particolari categorie, per le quali l’aumento dei limiti di età potrebbe arrivare anche a un anno. Lo standard fissato resterà operativo sino al 31 dicembre 2018, quando scatterà un nuovo aumento, quello relativo al 2019, con il quale l’età pensionabile di uomini e donne si innalzerà di altri quattro o cinque mesi, raggiungendo quindi i 66 anni e 11 mesi o i 67 anni.

A decidere in merito sarà nei prossimi mesi l’attuale esecutivo diretto da Paolo Gentiloni, che dovrà tenere nel debito conto anche l’imminente svolgimento delle elezioni politiche, circostanza che secondo gli analisti potrebbe spingere il Premier a optare per una soluzione più morbida, in modo da pagare un minor dazio sul piano elettorale.
In pratica, la ratio che sembra guidare il riordinamento del sistema pensionistico tricolore è la parificazione dell’età pensionabile dei dipendenti pubblici e privati, si tratti di uomini o donne.

Pensione di vecchiaia: i requisiti necessari

Quali sono i requisiti per andare in pensione di vecchiaia? A parte il requisito anagrafico, che come abbiamo visto è destinato a variare nel tempo anche sulla base delle decisioni assunte in sede politica, occorre considerare i contributi versati all’Inps, che devono corrispondere ad almeno 20 anni, che diventano 15 per i lavoratori che rientrino nella cosiddetta Deroga Amato o nell’Opzione Contributiva Dini.
Un discorso a parte va fatto poi per quei lavoratori che hanno diritto a vedersi calcolato il trattamento di vecchiaia su base puramente contributiva. Per loro, infatti, il diritto di andare in pensione viene a maturare non solo coi requisiti già ricordati, ma anche in presenza di contributi corrispondenti ad appena cinque anni. In questo caso, però, il requisito di età è già stato parificato, corrispondendo a 70 anni e 7 mesi per gli anni che vanno dal 2016 al 2018. Nel 2019 e 2020 esso salirà a 70 anni e 11 mesi, che diventeranno 71 anni e due mesi nel biennio compreso tra il 2021 e il 2022, per poi impennarsi a 71 anni e 5 mesi tra il 2023 e il 2024.

Anche l’Ape risente dell’aumento dell’età pensionabile

Va peraltro sottolineato come anche l’Ape sociale (Anticipo pensionistico) sia destinato a risentire dei mutamenti relativi all’età pensionabile. Per i lavoratori che decidano di approfittare del nuovo istituto introdotto con la Legge di Bilancio del 2017, sarà possibile anticipare l’addio al lavoro e il godimento della pensione di vecchiaia al massimo di 3 anni e 7 mesi, ove siano maturati almeno 20 anni di contributi e sia stato raggiunto il 63° anno di età.
In conseguenza di quanto ricordato sinora, quindi, il lavoratore che intenda avvalersi del diritto in questione potrà uscire dal lavoro a 63 anni per tutto il 2018, mentre nel periodo tra il 2019 e il 2020 saranno necessari 63 anni e 4 mesi. Anche negli anni a seguire i requisiti pensionistici saranno destinati a rispecchiare l’automatismo introdotto dalla legge Fornero, a meno che il risultato elettorale non premi le forze politiche che hanno già dichiarato la loro intenzione di eliminare la contestata normativa e che le stesse diano seguito alle loro promesse elettorali.



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