Pensioni: Istat, assegno aumentato di 283 euro ma pensionati più poveri
Le ultime notizie sulle pensione, aumentata di 283 euro ma i pensionati risultano più poveri
Buone e cattive notizie in attivo dal fronte pensioni. Infatti se da una parte il reddito medio per i 16,2 milioni di pensionati italiani, nel 2015, è aumentato di 283 euro, dall’altra i nuovi assegni sono mediamente più bassi di quelli relativi a pensioni cessate. I dati sono stati resi noti dall’ultimo studio ISTAT riguardo alla “Condizione di vita dei pensionati”. Dal 2017 entreranno in vigore i nuovi interventi, inseriti nella riforma delle pensioni e approvati nell’ambito della Legge di Bilancio ma l’ISTAT ha, intanto, monitorato i milioni di pensionati italiani. L’Istituto di Statistica ha rilevato che, nei nuclei familiari dove almeno una persona percepisce la pensione, il rischio di povertà si ferma al 16.5% rispetto al 22.5% della media nazionale. Se è vero che i pensionati, nel 2015, hanno percepito 283 euro in più, è anche vero che il reddito medio, relativo allo stesso anno, è arrivato a 17.323 euro e che rispetto agli assegni cessati, c’è una differenza, in negativo di 818 euro: 15.197 contro 16.015. In generale il reddito medio delle famiglie con pensionati è pari a 28.410 euro all’anno ed è inferiore di circa 2mila euro rispetto a quello delle famiglie senza pensionati. L’assegno pensionistico, secondo i dati ISTAT, è superiore per chi è laureato: in questo caso di parla di una pensione di 2.660 euro. In Italia, tra il 2014 ed l 2015, sono aumentate le pensioni di invalidità civile e sociali con una netta differenza di numeri tra Nord e Sud. I dati rivelano che le pensioni di vecchiaia arrivano al 59% al Nord e al 40.3% al Sud; quelle di invalidità ordinaria si fermano al 3.8% al Nord ma raggiungono l’8.3% al Sud. Questo squilibrio tra Nord Italia e Sud Italia è ancora più marcato se si osservano i dati relativi alle pensioni di invalidità civile: 10.7% incidenza al Nord, 20.3% quella al Sud. Per quanto riguarda le pensioni del pubblico impiego, l’incidenza è del 13% al Nord contro il 21.1 al Sud.