Selfie col cadavere del compagno di classe: in manette sedicenne omicida
Incastrato da un selfie che lo ritrae con il cadavere: finisce così in manette un assassino che a soli sedici anni ha sparato in faccia ad un compagno di classe
Macabra storia che ci arriva dagli Stati Uniti: un sedicenne ha ucciso un suo compagno di classe, suo coetaneo, e poi ha postato un selfie con il cadavere della vittima su Snapchat. Per chi non la conoscesse quest’ultima è un’applicazione per smartphone molto usata in America che permette di inviare foto a più utenti contemporaneamente. Ma la particolarità dell’app sopra citata è che le immagini condivise si cancellano automaticamente dopo qualche secondo a meno che qualcuno non abbia la prontezza di salvarle.
DIPENDENZA DA SELFIE, PUO’ SFOCIARE IN DEPRESSIONE
Per fortuna uno degli utenti online in questo caso ha avuto il sangue freddo di salvare la foto scioccante ricevuta e che ritraeva la faccia della vittima completamente sfregiata dall’arma da fuoco: il suo assassino infatti gli ha sparato in pieno volto prima di fotografare tutto e condividerlo sul cellulare. Ora Maxwell Marion Morton, grazie a questa prova fotografica che lo incastra, è accusato di omicidio premeditato e di possesso illegale di arma da fuoco. La vittima invece risponde al nome di Ryan Mangan: si trovava a casa di quello che pensava essere un suo amico in Pennsylvania (USA); i due frequentavano la Jeannette High School. Niente lasciava sospettare una simile tragedia. Macabri i dettagli della vicenda. Secondo un testimone nel “selfie” si vedrebbe bene il viso dell’assassino che guarda fiero verso la videocamera mentre il cadavere è in secondo piano seduto su una sedia. La madre del ragazzo che ha salvato la foto, facendo denuncia alla polizia, ha anche raccontato che il figlio le avrebbe parlato di alcuni messaggi inquietanti letti da suo figlio e firmati dall’assassino che anticipava come Ryan non sarebbe stato l’ultimo nella lista. Un amico di famiglia della vittima ha avviato una raccolta di fondi per aiutare i genitori ad affrontare le spese del funerale. Una storia macabra che lascia aperti molti quesiti sull’uso scellerato della tecnologia.
POSTARE SELFIE, QUANDO DIVENTA PATOLOGICO