E’ durissimo il padre di Melania Rea su Parolisi: “essere immondo, non ha mai chiesto di sua figlia”
Sono durissime le parole della famiglia di Melania Rea su Salvatore Parolisi: non avrebbe mai chiesto della piccola Vittoria, oggi una adolescente cresciuta con i nonni
Sono trascorsi 14 anni da quel tragico 18 aprile 2011, quando Melania Rea fu brutalmente uccisa con 35 coltellate nei boschi di Civitella del Tronto (Teramo). Da allora, il dolore non ha mai abbandonato la famiglia della giovane donna, e ogni anniversario riapre ferite mai rimarginate.
Per Gennaro Rea, padre di Melania, quest’anno il peso del ricordo si intreccia con una nuova inquietudine: la prospettiva che Salvatore Parolisi, ex caporalmaggiore dell’esercito e marito della vittima, possa tornare in libertà tra appena due anni. Condannato in via definitiva a 20 anni di carcere per l’omicidio della moglie, Parolisi ha già scontato gran parte della pena.
Durissimo il padre di Melania Rea su Parolisi
«Provo una rabbia che mi fa impazzire», ha dichiarato Gennaro Rea in un’intervista al Corriere della Sera. «Quell’essere immondo potrà rifarsi una vita. Mia figlia, invece, non tornerà più».
Il caso di Melania Rea segnò profondamente l’opinione pubblica e contribuì ad accendere il dibattito sul femminicidio in Italia. Il giorno dell’omicidio, la coppia era con la figlia Vittoria, allora appena 18 mesi, rimasta ignara di tutto mentre sedeva nel seggiolino dell’auto, a pochi metri dalla scena del crimine.
Nonostante la condanna, i giudici non riconobbero l’aggravante della crudeltà, ritenendo si trattasse di un “omicidio d’impeto” al culmine di una lite coniugale legata ai tradimenti di Parolisi. Una ricostruzione che la famiglia Rea non ha mai accettato. «Cosa avrebbe dovuto subire ancora mia figlia per definire quel gesto crudele?», si chiede Gennaro. «Chi uccide in quel modo, davanti alla propria figlia, non dovrebbe uscire più dal carcere».
Oggi Vittoria ha 15 anni. Cresciuta dai nonni materni, ha cambiato cognome per prendere le distanze da un passato troppo doloroso. Con il padre non ha rapporti e non desidera averne. «Per lei è un estraneo – racconta il nonno –. È una ragazza giudiziosa, molto simile a sua madre. La guardo e rivedo Melania».
Alla possibilità che un giorno Parolisi possa cercare un contatto con la figlia, la famiglia risponde con fermezza: «Non troverà mai una porta aperta. Non ha mai chiesto di lei, non ha mai scritto una parola di scuse. Non ha diritto di chiamarsi padre».
La sentenza prevede anche un risarcimento di due milioni di euro: uno per la famiglia Rea, uno per Vittoria. Gennaro Rea conclude con una promessa: «Quando uscirà, i nostri legali lo controlleranno. Dovrà lavorare, dovrà pagare. La vita che ha spezzato non può essere dimenticata».