La piccola Giulia morta ad Acerra: sequestrato cellulare del padre e un guinzaglio
Continuano le indagini per capire che cosa è successo davvero alla piccola Giulia morta nella sua casa di Acerra: sequestrato il cellulare del padre della bambina
Le indagini sulla tragica morte della piccola Giulia Loffredo, avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 febbraio nell’appartamento del rione Ice Snei ad Acerra, proseguono senza sosta su più fronti. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire con precisione cosa sia accaduto in quelle ore drammatiche. Non sarà facile visto che i parenti della bambina sono entrati in casa poco dopo la sua morte e hanno lavato ogni traccia di sangue presente nell’appartamento; anche per questo ieri la polizia scientifica è tornata sul posto per evidenziare con il luminol tutte le tracce utili per una possibile ricostruzione.
Si indaga in tutte le direzioni: quello che non torna è anche la versione del padre della bambina che pare abbia chiamato il pronto soccorso per chiedere se fosse aperto prima di portare lì sua figlia. Ma perchè non chiamare direttamente il 118? O correre nella struttura che dista pochi minuti a piedi dalla casa della bambina?
Giulia morta ad Acerra: le indagini proseguono
Nella giornata di ieri, la Polizia Scientifica ha effettuato un nuovo sopralluogo nell’abitazione di Vincenzo Loffredo, padre della bambina, un’ispezione durata ben otto ore e mezza. Nel frattempo, la Procura di Nola, sotto la guida del procuratore Marco Del Gaudio, ha disposto il sequestro del telefono cellulare dell’uomo. La conferma di questa misura investigativa è arrivata direttamente dall’avvocato di Loffredo, che ha anche richiesto un interrogatorio urgente per il suo assistito. L’obiettivo è fare chiarezza su diversi aspetti ancora poco chiari della vicenda, tra cui la pulizia dell’appartamento dopo la tragedia, che – secondo la difesa – non sarebbe stata eseguita dal padre della bambina, bensì da alcuni familiari.
Il sequestro del cellulare del giovane padre, 24 anni, potrebbe fornire elementi utili per ricostruire quanto accaduto quella notte. Attraverso l’analisi di chiamate e messaggi inviati e ricevuti, gli inquirenti sperano di ottenere dettagli fondamentali. Al momento, Vincenzo Loffredo risulta indagato a piede libero per omicidio colposo e per omessa vigilanza e custodia del cane. C’è ancora da capire se il padre della bambina quella sera sia uscito di casa, anche solo per scendere nel cortile, lasciando per pochi minuti la piccola di nove mesi da sola. Al momento su questo aspetto, c’è il massimo riserbo da parte di chi indaga.
Nei prossimi giorni, il quadro investigativo potrebbe delinearsi con maggiore chiarezza. Si attende la fissazione della data per l’interrogatorio dell’uomo, che sarà stabilita dal giudice. Un altro tassello importante sarà rappresentato dai risultati del test del DNA umano rinvenuto nelle feci dei cani, i cui esiti dovrebbero essere disponibili entro dieci giorni dalla consegna ai laboratori. Inoltre, sarà cruciale il lavoro della Polizia Scientifica, che ha analizzato minuziosamente la scena per raccogliere ogni possibile indizio utile alle indagini. Sarebbe stato sequestrato, secondo alcune indiscrezioni, anche il guinzaglio di uno dei due cani presenti in casa, probabilmente del pitubull che ha morso la bambina. Che Giulia sia stata aggredita dal cane è cosa certa ma bisognerà comprendere se è morta per le conseguenze di quella aggressione o se prima è successo altro.
Parallelamente, la Polizia di Stato ha acquisito le registrazioni delle telecamere di videosorveglianza presenti nell’area, con l’obiettivo di ricostruire eventuali spostamenti dei familiari della bambina, con particolare attenzione ai movimenti di Vincenzo Loffredo.
L’indagine prosegue senza sosta, con la speranza di far emergere la verità su questa tragedia che ha sconvolto la comunità di Acerra. L’unica cosa che adesso si deve fare è giustizia per la piccola Giulia.