Filippo Turetta ammette di aver premeditato tutto: prima il rapimento, poi l’omicidio di Giulia
Balbetta in aula Filippo Turetta ma alla fine ammette che aveva pensato già il 7 novembre di fare del male a Giulia Cecchettin: dal sequestro all'omicidio
Si è concluso l’interrogatorio di Filippo Turetta da parte del pubblico ministero Andrea Petroni, durante il quale il giovane ha ammesso l’intenzione premeditata di rapire e, se necessario, uccidere Giulia Cecchettin. Le sue parole, interrotte da esitazioni e incertezze, sembrano delineare un quadro chiaro di premeditazione, confermando le ipotesi avanzate dalla procura. Gli oggetti acquistati nei giorni precedenti e le note trovate sul cellulare di Turetta, non avevano lasciato spazio ai dubbi.
Filippo Turetta: il piano premeditato e i preparativi
Turetta ha ammesso di aver pianificato attentamente il rapimento di Giulia nei giorni precedenti, acquistando vari oggetti utili per il piano: nastro adesivo, una mappa dell’Italia, coltelli e 200 euro prelevati al bancomat per finanziare una possibile fuga. Durante l’interrogatorio, spesso ha fatto riferimento a un memoriale di circa novanta pagine scritto in carcere e depositato dal suo legale. Nel memoriale, descrive il suo stato d’animo e le intenzioni con dettagli inquietanti, tracciando una sorta di lista dei passi da compiere per portare a termine il suo piano. “Cercavo un posto dove sarebbe stato possibile stare più tempo insieme, dove ovviamente sarebbe stato più difficile trovarci – ha riferito – poi dopo inevitabilmente saremmo stati trovati e quindi pensavo di aggredirla e poi… anche… togliere la vita anche a lei e poi a me. È per questo che li ho cercati“. Filippo Turetta ha inoltre ribadito di aver pensato a uccidere Giulia il 7 novembre, quindi diversi giorni prima quello che è poi accaduto.
Le motivazioni e il dissidio interiore
Nella parte finale dell’interrogatorio, il pubblico ministero ha sollevato la questione dei propositi di suicidio dichiarati da Turetta. Il giovane ha confessato di aver tentato di togliersi la vita dopo aver nascosto il corpo di Giulia, ma di non esservi riuscito. “Ho provato a mettermi in testa un sacchetto, ma non ce l’ho fatta,” ha raccontato. Il pm Petroni ha fatto riferimento a una “lista di motivi” per cui Giulia aveva deciso di lasciarlo, tra cui l’atteggiamento ossessivo e l’idea di “giustizia personale” nei confronti di presunti tradimenti. Turetta ha minimizzato le sue parole, dichiarando che erano nate in un momento di rabbia.
La dinamica dell’omicidio di Giulia Cecchettin
Secondo il racconto di Turetta, l’omicidio sarebbe avvenuto nella zona industriale di Fossò. Nel memoriale, descrive come, dopo un acceso confronto con Giulia, l’abbia seguita fuori dall’auto. “Quando Giulia è uscita dalla macchina, l’ho raggiunta da dietro, forse le ho dato una spinta o forse è inciampata,” ha dichiarato. “Mi sono accovacciato su di lei mentre continuava a urlare, e in quel momento ho deciso di toglierle la vita.” Quando il pubblico ministero ha chiesto perché non l’avesse riportata in macchina dopo averla immobilizzata, Turetta ha risposto che Giulia opponeva una resistenza diversa, rendendo impossibile continuare con il piano originale.
Bugie e ammissioni da parte di Filippo Turetta
Turetta ha ammesso di aver mentito nel primo interrogatorio, dichiarando di non aver detto tutta la verità. Tuttavia, alla luce del memoriale e delle nuove ammissioni, ha confermato la premeditazione. I preparativi e la lista di azioni, come il prelievo di denaro per la fuga e la ricerca di informazioni su come eludere eventuali controlli, sembrano confermare l’intenzione di commettere l’omicidio e successivamente fuggire.
L’interrogatorio si è ora concluso, con il processo destinato a proseguire con la parola alle parti civili e alla difesa.