“Sei un codardo” le ultime parole di Sharon Verzeni al suo assassino
Moussa Sangare racconta nel dettaglio quella che è stata la reazione di Sharon Verzeni all'aggressione subita
E’ il giallo che per un mese ha tenuto l’Italia con il fiato in sospeso. Nessuno potrà riportare Sharon Verzeni in vita, nessuno ridarà la ragazza alla sua famiglia, al suo compagno, ai suoi amici. Moussa Sangare ha spento il suo sorriso ma almeno, questa volta, un assassino è stato assicurato alla giustizia. E dal carcere in cui è rinchiuso da una settimana, l’uomo continua a raccontare dettagli atroci su quello che è successo la notte in cui Sharon è stata uccisa in strada senza un motivo. La ragazza si è accorta di quello che stava accadendo, come più volte è stato già detto. Sharon ha anche avuto la forza di chiamare i soccorsi e di dire che era stata accoltellata, senza però poter aggiungere molto altro. E mentre Moussa l’aggrediva, come lui stesso racconta, gli ha chiesto il perchè di tutto quello che stava accadendo.
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Il racconto di Moussa Sangare dal carcere: le ultime parole di Sharon Verzeni
“Ho incrociato la ragazza prima da davanti. Non aveva la borsa; portava gli occhiali, avrei detto che avesse i capelli biondi; indossava jeans e aveva le cuffiette nelle orecchie. A quel punto l’ho seguita da dietro, l’ho toccata sulla spalla con la mano sinistra e le ho detto “scusa per quello che sta per accadere”” è questo il racconto di Moussa Sangare al Gip.
Sharon Verzeni indossava le cuffiette, stava facendo una passeggiata, forse era uscita di casa perchè non riusciva a dormire. Quando si è sentita toccare, le ha tolte e forse solo in quel momento ha capito quello che le sarebbe accaduto. “Lei stava scappando, sono sceso dalla bici, l’ho rincorsa e l’ho colpita alla schiena più volte, tre o quattro. Lei ha urlato chiedendo “perché”, dicendo “sei un codardo, sei un bastardo”. Poi ho ripreso la bici e velocemente mi sono allontanato” questo il racconto di Moussa Sangare che spiega nel dettaglio quella che è stata la reazione di Sharon Verzeni alla sua aggressione.