I genitori di Filippo Turetta in carcere: “Non sei stato tu, non sei un mafioso. Ci sono altri 200 femminicidi”
Il settimanale Giallo pubblica questa settimana lo stralcio di una conversazione che ci sarebbe stata in carcere tra Filippo Turetta e i suoi genitori. E le parole fanno malissimo
E’ il settimanale Giallo a pubblicare questa settimana delle intercettazioni dal carcere che fanno parecchio discutere. Sul giornale, sono state rese note alcune frasi che il padre di Filippo Turetta avrebbe detto a suo figlio nel corso di uno dei primi colloqui che hanno avuto, dopo il suo arresto. I genitori del giovane, dopo il ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin, hanno rilasciato poche interviste, si sono scusati con la famiglia di Gino, il papà della ragazza, tanto da avere anche dei buoni rapporti con l’uomo, che non ha mai puntato il dito contro i genitori del fidanzato di sua figlia.
Oggi però, le parole del padre di Turetta, suonano molto disturbanti rispetto a tutto quello che è successo. Se è vero che i genitori del giovane avevano paura che Filippo potesse fare un gesto estremo in carcere dopo il suo arresto, è altrettanto vero che forse, non avrebbero dovuto giustificare fino a questo punto, quanto successo. Perchè le parole pubblicare sulla rivista Giallo questa settimana, suonano proprio come una giustificazione. Pazienza se Giulia è morta, ce ne sono altre 200…Ed è proprio questo il punto. Una ondata di odio e di violenza contro le donne che non si fermerà mai, fino a quando non si avrà la forza di condannare ogni gesto, di condannare anche il proprio figlio.
Dal carcere le parole dei genitori di Filippo Turetta
Sul settimanale Giallo viene riportata questa parte della conversazione: “Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza… Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire… Devi farti forza. Non sei l’unico… Ci sono stati parecchi altri… Però ti devi laureare“.
E poi le frasi che fanno molto male: “Ci sono altri 200 femminicidi! Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti“. Poi il padre di Filippo Turetta chiede a suo figlio come sono stati i magistrati con lui. “Meglio di quello che mi aspettavo”, dice Filippo. Il giovane teme di essere abbandonato dal suo avvocato, Giovanni Caruso. “Magari non ce la faccio a riferirgli tutto e non, io non ho detto tutto… così lui…” dice Filippo Turetta parlando con i suoi genitori.