Il Natale che ci aspetta, il ministro Speranza: “Mi sembra lunare parlarne con 600 morti al giorno”
Che Natale ci aspetta? Parla il ministro Speranza che ci ricorda che siamo ancora in piena emergenza
Se ad aprile il tormentone mentre si sperava di uscire il prima possibile dalla pandemia, senza immaginare quello a cui saremmo andati incontro, erano le ferie estive, da qualche settimana invece il tormentone è il cenone di Natale. Va bene essere speranzosi e credere che tutto possa finire il prima possibile ma quello che è stato fatto nei mesi passati, ci dovrebbe anche far riflettere su quanto sia conveniente e utile pensare che il Natale sarà lo stesso di sempre. E ce lo ricorda anche il Ministro Speranza, basito dal fatto che con oltre 40 mila contagiati al giorno in Italia, si continui a pensare alle feste di Natale, al ricongiungimento per pranzi e cene senza ricordare che questa medesima cosa fatta in estate, ci sta costando una seconda ondata che forse avremmo tutti potuto gestire meglio.
IL NATALE CHE CI ASPETTA: IN FAMIGLIA POSSIBILMENTE SENZA NONNI
Che non ne saremmo usciti migliori lo si era capito già a giugno, quando abbiamo dimenticato facilmente la reclusione, i sacrifici fatti da tutti, le oltre 30 mila persone morte. Perchè era più facile dimenticare e pensare che il virus fosse svanito, così per magia. Ma il covid 19 è più che mai presente tra noi e la possibilità che questo Natale, abbia anche solo una parvenza di quelli del passato, è cosa complicata. E su questo ormai vogliono essere chiari anche i politici, che di avere a che fare con una terza ondata a febbraio, proprio non ne hanno voglia. “Con 600 morti al giorno, parlare di cosa facciamo la notte di Natale mi sembra lunare. Oggi è giusto occuparci di come dare un po’ di respiro ai nostri medici e infermieri” ci ha giustamente ricordato il Ministro Speranza.
Non si possono replicare, dunque, le leggerezze di agosto, le discoteche aperte in piena estate e il Ferragosto come se nulla fosse successo. “Le misure per dicembre andranno decise più avanti ma meglio dire la verità e non alimentare irrealistiche previsioni di magico ritorno alla normalità. Sarà un Natale molto diverso dagli altri. E l’esperienza di Ferragosto è il ricordarci di non sbagliare” ha detto Dario Franceschini. E anche il Premier Giuseppe Conte ci ricorda che il Natale è una festa di preghiera e riflessione e non ci farebbe male concentrarci su questo, in famiglia.
Per gli scienziati inoltre sarebbe il caso di salvaguardare anche i nonni: meglio un Natale mesto, senza i nipotini e senza amici, che un Capodanno in ospedale da soli. Non dimentichiamo chi starà peggio di noi: le persone da sole in ospedale, chi starà in isolamento a casa, chi lavora magari in ospedale e per paura del contagio non torna a casa, costretto a restare quindi lontano dalle sue famiglie. Godiamoci quello che abbiamo, con la consapevolezza che solo rispettando le regole, il prossimo di Natale, potremo essere diversi, migliori e uniti.