Ristoranti, bar, parrucchieri ed estetiste tra gli ultimi ad aprire: la nuova data per la fase 2
Ristoranti, bar, parrucchieri ed estetiste tra gli ultimi ad aprire: la nuova data per la fase 2 dalla conferenza stampa di oggi
“Il primo giugno vorremo riaprire i bar, le ristorazioni, centri estetici e parrucchieri” è quanto Giuseppe Conte ha detto oggi 26 aprile 2020 nella conferenza stampa in diretta da Palazzo Chigi. Una notizia che giunge in qualche modo, per qualcuno, come un fulmine a ciel sereno. Infatti nelle ultime ore si era pensato a una possibile riapertura di queste attività, non da 4 maggio ma dalla settimane successive. Si era pensato al 18 maggio, data che tra l’altro prevede l’apertura di altre attività. Ma non sarà così: parrucchieri, centri estetici, estetisti, barbieri potranno riaprire solo il primo giugno.
VERSO LA FASE 2: BAR, RISTORANTI, PARRUCCHIERI ED ESTETISTI RESTANO CHIUSI AL PUBBLICO
Le novità riguardano solo quindi i locali, bar e ristoranti che in qualche modo potranno gestire la fase 2 con le consegne a domicilio, che saranno concesse in tutte le regioni dal 4 maggio ( in alcune aree infatti non erano possibili). Inoltre si potrà anche scegliere la misura dell’asporto: le attività di ristorazione potranno decidere di creare, per i loro clienti, la misura del ritiro presso il locale. Questo non significa però, come ha ricordato il Premier che si potrà abbassare la guardia. Infatti anche per chi deciderà di adottare le misure come l’asporto, ci saranno delle particolari attenzioni. Non si potranno creare file davanti al locale, dovranno essere sempre rispettate tutte le norme di sicurezza a il distanziamento sociale.
Se nel mondo della ristorazione quindi qualcosa si muove, non cambia niente per i parrucchieri, per le estetiste e per i barbieri. Non potranno riprendere a lavorare prima del primo giugno 2020. Inoltre, come Conte ha precisato e ribadito, qualora ci fossero dei comuni o delle zone in cui qualcosa non sta funzionando e il numero dei contagi dovesse tornare a salire, saranno presi dei provvedimenti in accordo con le regioni per provvedere all’immediata chiusura di tutte le attività.