Maturità 2018 Giorgio Bassani con Il Giardino dei Finzi continui per l’analisi del testo
Maturità 2018 Giorgio Bassani con Il Giardino dei Finzi continui per l'analisi del testo. Un estratto del romanzo per l'analisi
Nessun anniversario particolare per la scelta dell’autore della prima prova. Un autore che gli studenti dovrebbero conoscere ma che ammettiamolo, si studia davvero poco nelle scuole superiori. E’ Giorgio Bassani l’autore scelto per l’analisi del testo della prima prova della maturità 2018. A differenza di quanto accadeva lo scorso anno sui social, ancora pochissime novità sulla prima prova. Ma pare confermato che il testo da analizzare sia tratto da Il Giardino dei Finzi continui che fu pubblicato da Einaudi nel 1962. Forse gli studenti di oggi non lo sanno e si staranno mangiando le mani di fronte a questo autore ma Bassani è stato considerato uno dei grandi scrittori italiani della seconda metà del Novecento, insieme ad autori come Alberto Moravia, Carlo Cassola, Elsa Morante, Carlo Emilio Gadda, Mario Soldati, Beppe Fenoglio, Cesare Pavese e Italo Calvino. Tutto dipenderà dai professori di italiano: hanno parlato ai loro alunni di questo autore?
Che cosa sono i finzi continui e qual è il significato? Un giardino dove la seconda guerra mondiale non sembra arrivare è questo il giardino dei finzi continui, delle finzioni, di quello che non c’è.
Da Tgcom24 arriva l’estratto del romanzo con la parte da analizzare e le domande alle quali i maturandi dovranno rispondere:
Dopo le domande sul testo ai ragazzi è richiesta una riflessione sull’antisemitismo. Possiamo dire che se anche non si conosce bene l’autore non è sicuramente difficile parlare di uno degli argomenti più discussi nell’ultimo anno di scuola sia in storia che in filosofia che in italiano.
MATURITA’ 2018: IL GIARDINO DEI FINZI CONTINUI DI GIORGIO BASSANI PER L’ANALISI DEL TESTO
L’autore, a differenza di quello che molti altro hanno fatto prima di lui, prova a raccontare quello che è accaduto durante la seconda Guerra Mondiale offrendo un altro punto di vista. Si può davvero trovare un angolo al riparo da tutto e da tutti, il proprio angolo si paradiso per non avere paura di quello che fuori accade? Quello che però Bassani racconta nel suo romanzo è un mondo che non esiste più, è il mondo della sua giovinezza che adesso ha lasciato spazio ad altro.Nonostante il narratore del romanzo non abbia un nome e non rispecchi l’autore, molte delle cose raccontate si rifanno appunto alla sua vita da ragazzo. Il giardino, in cui la vicenda si svolge tra il 1938 e il 1941, sembra al riparo da quello che sta succedendo fuori. A differenza che in Primo Levi, nel romanzo di Bassani i campi di concentramento rimangono fuori dal quadro. Il giardino dei Finzi-Contini racconta l’amore, l’amicizia, i progetti di vita e le partite a tennis di alcuni ragazzi ebrei di Ferrara perfettamente integrati nella vita della città, durante gli anni dell’università, mentre l’Italia si allea con la Germania ed entra in guerra. La storia però sta accadendo fuori dalle mura. Il Giardino dei Finzi-Contini è un romanzo sulla giovinezza e sull’amore, su un periodo che la tragedia futura incornicia e in qualche modo conserva per sempre.
Il racconto è ispirato alla storia vera di Silvio Magrini, presidente della comunità ebraica di Ferrara dal 1930, e della sua famiglia: la moglie Albertina, l’anziana suocera, il figlio Uberto. Borghesi, benestanti, di spirito patriottico – Silvio partì volontario nella Grande Guerra – abitavano nella villa descritta nel romanzo, col famoso giardino, il campo da tennis e il cane. Rimasti nella città estense dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938, la famiglia Magrini, in seguito all’armistizio dell’Italia con gli Alleati dell’8 settembre 1943 e l’occupazione nazista del Paese, subì il destino persecutorio di tanti altri ebrei italiani. Silvio, rimasto a Ferrara, a settembre venne internato all’Ospedale Sant’Anna e, a novembre, fu catturato dai nazifascisti, trasferito al campo di transito di Fossoli, caricato su un treno per Auschwitz col primo convoglio di italiani e ucciso all’arrivo. La moglie Albertina, rimasta inizialmente in campagna con la vecchia madre, scoprì all’inizio del 1944 dell’arresto del marito e, angosciata per la sua sorte, tornò a Ferrara; nel marzo del 1944 fu arrestata da un gruppo di fascisti nella sua casa di via Borgo Leoni e finì anche lei uccisa ad Auschwitz.