Teresa e Trifone ultime notizie: la pistola ritrovata grazie a una veggente
Nel giorno del compleanno di Trifone la sua mamma svela un dettaglio sul ritrovamento della pistola: è stata una veggente a dire dove si trovava. Le ultime notizie sull'omicidio dei due fidanzati di Pordenone
Oggi Trifone avrebbe compiuto 29 anni. Ed è proprio in questo giorno di grande dolore che la sua mamma decide di parlare e di raccontare altri dettagli su questa triste storie. Il 17 marzo del 2015 Teresa e Trifone sono stati uccisi, nel registro degli indagati c’è un nome ma per ora le famiglie dei due ragazzi non sanno cosa sia successo quella maledetta sera di fronte alla palestra. Sanno solo che a Pordenone i loro due ragazzi sono morti, sono stati barbaramente uccisi, con freddezza, da una persona senza scrupoli. La mamma di Trifone sceglie di parlare, proprio in questo giorno speciale. Purtroppo Trifone non potrà spegnere le candeline sulla torta oggi e non potrà più essere fisicamente con lei ma sarà per sempre nel suo cuore. Oggi parla anche della famosa pistola ritrovata nel laghetto di San Valentino e per la prima volta rivela che la pistola è stata ritrovata grazie alle parole di una veggente.
Eleonora Ferrante, la mamma di Trifone non si dà pace per quell’omicidio inspiegabile e ancora irrisolto, e lancia un altro appello, dopo quello del giugno scorso in cui si rivolgeva a “chi ha visto qualcosa nel Palasport e in quel giardino si faccia avanti”.
La mamma di Trifone svela quelle che sono state le parole di questa donna che si è messa in contatto con loro per parlare dell’arma usata nell’omicidio di Teresa Costanza e Trifone Ragone: “era nella lunga fontana di un giardino. Una fontana come quelle in cui si abbeverano gli animali. E io pensai a quel parco che avevo visto vicino al palasport…”.
La pistola è stata ritrovata e in qualche modo ha condotto a Giosuè Ruotolo che al momento resta il solo indagato per questo duplice omicidio ma non è stato ancora possibile provare che l’arma appartenga proprio all’amico di Trifone, a quel militare che il giorno del funerale dei due ragazzi portava in spalla la bara del suo collega.
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