Attualità Italiana

Novità clamorose sul caso Marco Vannini: lo sparo non sarebbe partito per errore

Le ultime notizie sulla morte di Marco Vannini: la pistola dalla quale è partito il colpo mortale sarebbe mal funzionante. Chi ha sparato voleva quindi uccidere Marco?

La morte di Marco Vannini resta uno dei gialli da rivolvere per dare almeno verità e giustizia ai genitori del ragazzo. Marina e Valerio hanno perso il loro unico figlio, lo hanno visto morire una sera di maggio e a distanza di tanti mesi non sanno ancora che cosa sia davvero successo nella maledetta villetta di Ladispoli dove Marco era ospite della famiglia Ciontoli, famiglia della sua fidanzata Martina. Oggi arrivano delle clamorose novità che potrebbero davvero dare una scossa al caso ( sul numero di Giallo in edicola da oggi il servizio esclusivo sul caso): da sempre infatti Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco, ha dichiarato che il ragazzo era stato ferito da un colpo partito in modo accidentale. La pistola era nelle sue mani e per prenderla mentre stava cadendo la impugnata in modo sbagliato facendo poi partire un colpo che ha ucciso Marco. Marco che lo ricordiamo, poteva salvarsi. Purtroppo però i Ciontoli hanno ritardato i soccorsi chiamando in ritardo il 118 ma soprattutto non parlando di una ferita di arma da fuoco ma di un semplice incidente domestico. Tornando però alle clamorose novità di questa mattina: lo sparo che ha ucciso Marco non sarebbe partito in modo volontario. Non sarebbe possibile perchè la pistola dalla quale è partito il colpo è difettosa.

Queste clamorose novità sono riportate sul numero di Giallo in edicola oggi che dedicata ancora una volta un servizio approfondito alle indagini sulla morte del giovane Marco.

“La pistola modello Beretta 380 SH, detenuta da Antonio Ciontoli e dalla quale è partito il proiettile che ha ucciso Marco Vannini, è un’arma mal funzionante. In particolare è stato accertato, nel corso di una perizia tecnica, che quell’arma poteva sparare solo se avesse avuto il “cane” (cioè la leva che si trova alla fine della canna) alzato. Diversamente, e quindi nel caso in cui il “cane” fosse rimasto abbassato, la pistola non avrebbe mai potuto sparare”. Per i tecnici della procura di Civitavecchia quindi non ci sono dubbi: chi ha impugnato quell’arma lo ha fatto con l’intenzione di sparare e quindi ha premuto in modo volontario il grilletto.

Inoltre su Giallo leggiamo il parere di un ex poliziotto che spiega il funzionamento di quest’arma: “premendo il grilletto, il “cane” non scattava in avanti e quindi la pistola non sparava. A causa di questo malfunzionamento, per innescare lo sparo era necessario compiere in modo manuale le operazioni che la pistola avrebbe compiuto in automatico. È dunque evidente che una pistola malfunzionante come quella in questione possa sparare solo quando chi la impugna decide deliberatamente di armarla e sganciare il “cane” manualmente. Se anche fosse caduta o scivolata di mano, non avrebbe potuto esplodere quel colpo”. 

I genitori di Marco Vannini saranno nello studio di Chi l’ha visto oggi per parlare delle novità. Leggi qui le anticipazioni 



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