Attualità Italiana

La storia di Marco Vannini il ragazzo ucciso a Ladispoli da un colpo di pistola

Che cosa è successo davvero la sera del 17 maggio 2015 nella villetta di Ladispoli dove il giovane Marco Vannini si trovava in compagnia della famiglia della sua ragazza? Marco è morto ucciso da un colpo di pistola che sarebbe partito per caso...

Della storia di Marco Vannini si è parlato poco in tv, se n’è parlato poco sui giornali. Ma la sua morte ha davvero i contorni di un giallo, di un mistero. Nella puntata di Chi l’ha visto in onda il 27 maggio 2015, i genitori del ragazzo decidono di parlare perchè vogliono sapere che cosa è davvero successo al loro unico figlio: Marco aveva solo 20 anni. E’ morto in ospedale dopo esser stato colpito da un proiettile partito dalla pistola del padre della sua fidanzata. Ma che cosa è successo davvero nella villetta di Ladispoli dove Marco si era fermato a cena con la sua fidanzata e con i genitori di lei?

LA STORIA DI MARCO VANNINI DA MAGGIO 2018 AL PROCESSO DI SECONDO GRADO NEL 2019 

AGGIORNAMENTO GENNAIO 2019-E’ arrivata la sentenza di secondo grado : Antonio Ciontoli è stato condannato a 5 anni di reclusione. Pena ridotta da 14 a 5 anni. LEGGI QUI LE ULTIME NOTIZIE SULLA SENTENZA 

E’ iniziato il processo di secondo grado per l’omicidio di Marco Vannini. Le prime udienze sono state caratterizzate da due momenti importanti. Federico Ciontoli, figlio di Antonio e amico di Marco, ha deciso di rendere una deposizione spontanea in aula, leggendo una lettera scritta di suo pugno. Il Gip ha chiesto che tutta la famiglia Ciontoli venga condannata. Per la morte di Marco Vannini dev’essere condannata tutta la famiglia Ciontoli. Lo ha chiesto il procuratore generale della Corte d’appello di Roma Vincenzo Saveriano al termine della requisitoria del processo di secondo grado. Saveriano ha chiesto una pena di 14 anni per l’accusa di omicidio volontario in concorso.

Un estratto della lettera di Federico Ciontoli in aula con le sue dichiarazioni spontanee: “Quando seppi di essere stato indagato, fu per me un fulmine a ciel sereno. Davvero potevo agire in modo diverso? Iniziai a ricostruire le condizioni di quella maledetta sera, a rileggere le mie parole e per un lungo periodo ho visto crollare tutte le sicurezze che avevo. Non riuscivo a guardare le persone negli occhi e avevo paura anche ad esistere. Ora invece ho capito che quella figura non sono io, è qualcosa di totalmente costruito e distinto da me. Ciò che ha reso possibile il paragone con una figura così mostruosa è stata la mancata considerazione delle reali condizioni di quella sera, considerazione che è venuta meno sia nel fabbricare una colpa che nel proporre una pena.”

Mamma Marina e papà Valerio continuano a chiedere ancora giustizia  per il loro amato Marco. Sono passati 4 anni dalla morte del ragazzo e ancora non c’è, a loro dire, una giusta pena per chi ha spezzato questa vita. 

AGGIORNAMENTO 18 APRILE 2018- Oggi è arrivata la sentenza di primo grado per il processo che ha visto tutta la famiglia Ciontoli alla sbarra. Leggi qui quello che i giudici hanno deciso 

LA STORIA DI MARCO VANNINI INIZIA NEL MAGGIO 2015: UN GIORNO COME UN ALTRO SI TRASFORMA IN UN GIORNO DA DIMENTICARE 

E’ il 17 maggio del 2015. Marco chiama a casa intorno alle 23 per dire che, dopo aver cenato a casa della sua fidanzata, si sarebbe anche fermato a dormire lì. Come raccontano i suoi genitori Marco spesso dormiva da lei, stanno insieme da tre anni e passano molto tempo nelle rispettive famiglie. Dopo questa chiamata però in casa succede qualcosa: intorno alle 23,40 il 118 riceve una telefonata. Un uomo chiede aiuto, un ragazzo ha avuto un malore. Il ragazzo è Marco. Quando al telefono l’operatore chiede maggiori informazioni, il suo interlocutore dice che l’allarme è rientrato e che non c’è più bisogno del loro aiuto. Ma la persona del 118 ricorda di aver sentito delle strane urla in sottofondo come di una persona che dicesse di voler parlare con i suoi genitori. Passano circa 30 minuti e al 118 arriva una nuova chiamata: questa volta si chiede l’intervento dell’ambulanza. L’uomo al telefono dice che il ragazzi si è ferito alla schiena con un pettine appuntito. E’ un codice verde non c’è bisogno che a bordo dell’ambulanza ci sia anche un medico. E così l’ambulanza arriva a sirene spente preleva Marco ma i soccorritori si rendono subito conto che c’è qualcosa che non va. Secondo la loro descrizione Marco è vestito, ha una maglietta e sulla schiena un forellino come se ci fosse una bruciatura da sigaretta ma non riescono a capire cosa ha. Arrivati in ospedale si rendono conto che la situazione è davvero grave.

Intanto i genitori della fidanzata di Marco hanno chiamato la mamma e il papà del ragazzo. Hanno detto al telefono di andare in ospedale a Ladispoli ma di non preoccuparsi perchè Marco era solo caduto dalle scale. La mamma e il papà di Marco arrivano persino prima dell’ambulanza al centro di primo soccorso e vedendo che il mezzo del 118 ha le sirene spente si rassicurano pensando che non sia nulla di grave. Ma appena vedono Marco, incosciente, capiscono che c’è qualcosa che non va. Nel frattempo si avvicina il fratello della fidanzata di Marco e dice: “Stavamo solo giocando è partito un colpo”. Questo è il ricordo che ha il padre di Marco mentre il padre della ragazza si decide finalmente a dire ai medici che è partito un colpo dalla sua pistola e che Marco quindi è stato ferito. Secondo le parole dello zio del ragazzo, intervenuto nella puntata di Chi l’ha visto in onda il 27 maggio, il proiettile sarebbe entrato da sotto il braccio avrebbe forato il polmone, trapassato il cuore e sarebbe poi uscito dall’altra parte. I dottori capiscono che la situazione è gravissima. Viene chiamato l’elisoccorso per arrivare al Gemelli di Roma ma il cuore di Marco si ferma i medici cercano di fare il possibile. Sono le tre di notte quando Marco arriva in ospedale a Roma ma è già morto. E’ bene ricordare che in casa al momento del famoso “incidente” c’erano Marco, la sua fidanzata, il fratello di lei con la compagnia, la mamma e il padre della ragazza. Quattro testimoni che non parlano.

I genitori del ragazzi vogliono sapere che cosa è successo in quella casa: se è stato solo un banale e tragico incidente, perchè aspettare tanto tempo prima di far intervenire i soccorsi? Perchè raccontare tante versioni diverse e perchè Marco se era davvero cosciente non ha chiamato loro per chiedere aiuto? Il padre della fidanzata di Marco è indagato, le indagini vanno avanti e i genitori del ragazzo sperano di avere al più presto le risposte che cercano.



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7 responses to “La storia di Marco Vannini il ragazzo ucciso a Ladispoli da un colpo di pistola

  1. Queste cose mi tolgono la voglia di vivere… Mi ha fatto vergognare da morire aver dormito così beatamente, magari con il sorriso addosso mentre un ragazzo è morto. >_<

  2. Quel padre vigliacco di Antonio Ciontoli deve andare e marcire a vita in galera perché la colpa della morte è sua. Spero che qualcuno lo ripaghi del dolore che ha causato

  3. Scrivo per la mamma di Marco…. vicinissima con grande dolore…

    Tutti colpevoli ….hanno nascosto tutto dall’inizio…Marco poteva salvarsi …..Nessuna coscienza…
    Nessuno ha pensato a Marco … Tutti colpevoli…

    Vivo ormai sempre nell pensiero di Marco… ogni giorno…senza più pace…

    Una Mamma addolorata ..

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