Mafia a Roma: in manette Carminati, l’ultimo re di Roma
Nell'inchiesta Mafia Capitale finisce in manette anche Massimo Carminati, considerato il boss della cupola romana. Lui stesso, varcando la porta del carcere, si è definito l'ultimo re di Roma
Nell’operazione di Mafia Capitale, al centro della cronaca di questi giorni, è finito in manette anche Massimo Carminati, l’ex Nar da cui h atratto ispirazione il personaggio del “Nero” di Romanzo Criminale (interpretato da Riccardo Scamarcio). Entrando in carcere martedì avrebbe dichiarato con orgoglio: “E’ il re di Roma che viene qua, io entro dalla porta principale”. Con lui sono finiti in manette altri trentasei personaggi di spicco della criminalità organizzata mentre sono un centinaio gli indagati tra i quali anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.
MAFIA CAPITALE: INDAGATO ALEMANNO
Ma le attenzioni degli inquirenti si concentrano soprattutto su Carminati, considerato il capo assoluto della cupola romana. Era soprannominato “Cecato” in seguito ad una ferita d’arma da fuoco all’occhio sinistro rimediata più di 30 anni fa: la sua attività infatti affonda le radici nella Roma degli anni 70. Un quarantennio che gli ha permesso di costruire un vero e proprio impero su basi illecite: era lui a gestire direttamente i rapporti con il clan camorristico di Michele Senese o con quello dei Casamonica, attivo nella zona sud-est, e anche con Ernesto Diotallevi, lo storico esponente della Banda della Magliana con il quale Carminati aveva in cantiere il progetto di costruire abitazioni a Riano, in provincia di Roma. Proprio i suoi rapporti con la Banda della Magliana avevano conferito al suo personaggio un alone misterioso, tra mito e realtà. Nell’intercettazione di una telefonata Carminati dichiarava sicuro di sé: “Nella strada, tanto, comandiamo sempre noi”. Per il Fisco Carminati negli ultimi anni era gestore senza reddito del negozio di abbigliamento della moglie. Ma le intercettazioni provano affari illeciti e influenze anche in Campidoglio ai tempi della giunta di Alemanno. L’attuale sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha garantito che la sua amministrazione ha sbarrato le porte a queste persone che hanno tentato di far valere la loro influenza: “Ci hanno provato, senza riuscirci”.
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